Regia di Shane Meadows vedi scheda film
Cinema inglese contraddizione di termini, diceva François Truffaut. Non aveva visto i film di Shane Meadows, che dai tempi del folgorante esordio, Ventiquattrosette (1997), ha saputo affrontare la durissima realtà delle periferie britanniche con occhio inquieto e mai banale. This Is England è in patria il suo titolo più celebre, anche se non il migliore, e arriva nelle nostre sale con cinque anni di ritardo, mentre il regista, con gli stessi personaggi, ha nel frattempo realizzato anche una serie Tv (This Is England ‘86). Nel 1982, la Gran Bretagna guidata da Margaret Thatcher è in guerra con l’Argentina. Casus belli un gruppo di isolette, le Falkland, abitate da pastori e braccianti di origine inglese ma geograficamente argentine. Lei vince il conflitto, ma il papà del 12enne Shaun muore lontano da casa. Primo punto a favore di Meadows: la propaganda di allora fece credere che la Guerra delle Falkland fu per la marina di Sua Maestà una passeggiata, e invece no. Immagini di repertorio inchiodano alla realtà fatta di lacrime e sangue. Shaun vaga senza padre e un gruppetto di skinhead lo prende in simpatia. Tutto bene finché il capo della banda, Combo (l’ottimo Stephen Graham), non esce di galera e impone il suo verbo razzista, fascista, violento. «Questa è l’Inghilterra» continua a ripetere il ducetto mentre arringa i suoi in uno speech delirante che a tratti ricorda Belushi e i suoi tedeschi a Pearl Harbor, senza il côté comico. Anche in questo caso, come in Animal House, qualcuno non lo segue; altri sì, compreso il bambino, che si sente grande e tradito dal governo e dai politicanti. Cosa sperino o sognino questi ragazzi non si sa, ma una rabbia cieca e senza Dio colma il vuoto lasciato da chi, la Thatcher appunto, un giorno disse che «la società non esiste» e si comportò di conseguenza. Come in una vecchia canzone dei Pink Floyd, pare di sentire in lontananza una voce triste: «What have we done? Maggie what have we done?», dove Maggie («is a twat!» scrivono sui muri, ed è il peggiore insulto in british english) sta per Lady di Ferro. Un po’ di retorica fa capolino qua e là (ridondanti le scene con la bandiera di San Giorgio, strappata e custodita prima, affogata poi) ma il film è tosto e giusto. Bella colonna sonora di Ludovico Einaudi.
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