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Fido

Regia di Andrew Currie vedi scheda film

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La recensione su Fido

di Immorale
8 stelle

Stati Uniti, anni 50; lo “status quo” di un famiglia della provincia si misura in zombies. La guerra degli Zombies è stata vinta e sono state create delle aree recintate sicure; inoltre un collare elettronico consente di controllare gli istinti antropofagi dei non-morti e di utilizzarli come manodopera per tutti i tipi di lavori.

L’idea alla base del film di Currie è geniale: creare una realtà storica parallela nella quale i morti si rifiutano di rimanere tali e risorgono a scombussolare la tranquillità degli “ipocriti” e spensierati anni 50 americani (almeno cinematograficamente parlando), tutti colori accesi, uomini impeccabili, auto con “personalità” e donne formose con l’aperitivo in mano ad accogliere il marito al ritorno dal lavoro, rappresenta infatti una sostanziale novità.

I non-morti, quindi, rappresentano una nuova categoria sociale in tempi nei quali il razzismo non era sottocutaneo e si manifestava apertamente nei confronti dei “diversi” e dove tutto viene controllato da una società commerciale, la Zomcon (produttrice del collare “controlla-zombies”), la stessa che si occupa anche della sicurezza delle zone protette con verve da “Ministero della Verità” di orwelliana memoria (“con il nostro collare potrai essere produttivo anche da morto”, recita il loro inquietante slogan). La satira sociale si fa manifesta (lo spettacolare incipit è, in questo senso, programmatico) e pone in risalto, con toni da commedia, la capacità quasi antropologica dell’essere umano di creare categorie (sotto)sociali o “schiavi” asserviti, più o meno cruentemente. Tale contrasto, amplificato dal paragone tra i meschini sentimenti borghesi della “gente perbene” e la effervescente cromaticità delle scenografie, viene commentato da un ghigno: quello lobotomizzato di Fido, il nuovo zombie tuttofare di casa (interpretato da un caracollante Billy Connolly) che, impossibilitato a comprendere la sua nuova realtà da schiavo, sottolinea così le assurde azioni dei padroni, sia grandi che piccoli. Lo sviluppo del film, al netto della prima grandiosa fase, soffre un po’ di cali di tensione sceneggiativi, con alcune situazioni poco sfruttate ed altre eccessivamente ripetute, ma mantenendosi comunque su buoni livelli di godibilità. Buona anche la prova degli attori, in particolare quella di una convincente Carrie-Anne Moss perfettamente a suo agio nei panni della (un po’) svampita (ma pensante) tipica moglie anni 50, tutta cappellini, gonne colorate e guanti bianchi.      

Sulla trama

Effervescente.

Su Andrew Currie

Buona.

Su Carrie-Anne Moss

Frizzante.

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