Regia di Jonathan King vedi scheda film
Assembrate sulla collina, si preparano a travolgere e massacrare gli uomini ignari nel prato sottostante... belando minacciose. Sono le pecore mutanti di Black Sheep, esilarante opera prima di Jonathan King e gradito ritorno della serie B neozelandese alle atmosfere horror-splatter degli esordi di Peter Jackson. L’assunto di trasformare il simbolo della docilità animale in una bestia intelligente e assassina è geniale, e l’umorismo demenziale, lo sfacciato cattivo gusto e la scorrettezza politica fanno di Black Sheep una satira di costume che non risparmia nessuno: dagli animalisti new age, agli imprenditori agricoli, passando per gli zotici e gli scienziati fino ai fobici uomini di città. A quest’ultima categoria appartiene il protagonista Henry Oldfield, terrorizzato dalle pecore fin da piccolo e ora tornato alla fattoria di casa solo per sbrigare in fretta la vendita della sua parte di proprietà. Si troverà invece vittima degli esperimenti genetici del prepotente e zoofilo fratello, stregato da una pecora candida come la neve, ma crudele come una femme fatale. Gli ovini si rivelano via via più pericolosi e il ritmo incalza fino al finale esplosivo, in un tripudio d’irresistibile follia.
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