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Fireworks Wednesday

Regia di Asghar Farhadi vedi scheda film

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La recensione su Fireworks Wednesday

di OGM
8 stelle

Un matrimonio in crisi. Un piccolo giallo domestico, intorno ad un numero di telefono. E una cameriera che rimane coinvolta, suo malgrado, nei problemi di coppia dei suoi datori di lavoro. Sembra un’anticipazione di Nader e Simin, una separazione. Una storia che viene dall’Iran dei giorni nostri, ma che per un attimo dimentica il mondo esterno, con i grandi temi della politica e della religione, per concentrarsi sui drammi che riguardano direttamente i sentimenti, e che parlano il linguaggio universale della rabbia, della gelosia, del dolore per un tradimento che non si vuole ammettere, e per un amore che finisce, o magari non c’è mai stato.  Intorno alla casa di Morteza e Mojdeh Samii, in cui circolano l’incomprensione e il sospetto, si sviluppa un vortice che trascina ogni persona ed ogni cosa dentro la sua tumultuosa inquietudine. L’appartamento è sottosopra per una recente tinteggiatura, c’è un vetro rotto da un pugno del marito, il citofono non funziona, e ciò sarà la causa di non pochi equivoci.  C’è un alone di mistero dietro quel cellophane che ricopre i mobili, sotto le stoffe delle tende ammonticchiate, in mezzo a quel caos di oggetti dal significato ambiguo, che forse testimonia il passaggio di un ciclone, o forse prelude ad una risistemazione generale. La soglia che divide la verità dalla menzogna è il confine sottilissimo che, come una venatura, attraversa un quadro intricato e confuso. Ed è, allo stesso tempo, la soglia tra il prima e il dopo: quella che sta per attraversare la giovane Rohui, che tra un mese sposerà suo cugino Abdol-Reza, e quella che, di lì  a pochi giorni, segnerà il passaggio dal vecchio al nuovo anno.  Per le strade si sentono già gli echi degli spari, dei petardi, dei fuochi d’artificio, l’intera città è in fremente attesa di quell’evento che da un lato fa voltare pagina, dall’altro garantisce la continuità della vita di sempre. Il rapporto tra Morteza e Mojdeh è anch’esso sospeso tra il desiderio di cambiare e la volontà di ritornare ad essere quelli di un tempo: il loro viaggio a Dubai è un progetto comune che vuole portare una ventata di novità in una quotidianità ormai logorata dalla noia e dalle tensioni, ma è anche una sorta di fuga, per superare quello strappo che sembra ormai essersi fuso con il luogo in cui vivono.  L’ambiente stesso appare ferito dalle loro divisioni: e la loro casa è la sede in cui arrivano a dare il peggio di sé, sia quando si accusano reciprocamente, sia quando ordiscono trame alle spalle dell’altro. Il focolare domestico è il segreto recesso in cui fermenta l’astio e cova il sotterfugio, in cui ci si attacca quando si è insieme e ci si arrovella quando si è soli. Mojdeh si traveste per spiare il marito, Morteza mente e si nasconde per incontrare l’amante, mentre è vano ogni tentativo di comunicare, di confrontarsi, di spiegare le proprie ragioni. La loro famiglia è malata, ma non è colpa della società, né della libertà dell’era moderna, né delle imposizioni della tradizione oscurantista: ognuno si rende direttamente responsabile delle proprie azioni, nei confronti di una morale che risponde solo ai principi del reciproco rispetto e ai valori dell’onestà, dell’unità, dell’altruismo. Morteza e Mojdeh, semplicemente, sbagliano, facendosi inutilmente del male. Alla fine la situazione esplode, tutto si dissolve in una violenta fiammata, come negli spettacoli pirotecnici di Capodanno: ciò che resta è la cenere di una realtà che non esiste più, e che pure deve fungere da base per dare un senso ai giorni a venire. Fireworks Wednesday  è la cronaca appassionata di un dramma che non prodotto dal destino, bensì è inventato col pensiero e costruito con le azioni,  e per questo si avvolge intorno ai corpi e alle anime dei suoi creatori, senza mai acquisire un respiro più ampio. La vicenda di Morteza e Mojdeh  è la vita iraniana vista dalla prospettiva dei normali rapporti tra uomini e donne, che, anche sotto un regime autoritario, non sono regolamentabili, e dunque seguono, inevitabilmente, le tortuose vie dell’errore.

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