Regia di Alex Gibney vedi scheda film
Nel 2002 un tassista afgano viene catturato, rinchiuso nel carcere di Bagram, torturato e ucciso. Il caso è la prima spia di un'escalation che l'amministrazione Bush, attraverso le immonde prese di posizione di pazzi sanguinari come John Yoo, Dick Cheney e Donald Rumsfeld (gente al cui paragone Pol Pot potrebbe passare per un benefattore) raggiunse in termini di torture e sadismo, in barba alla Corte Suprema americana e alla convenzione di Ginevra. Da lì, il passo verso gli orrori di Abu Ghraib (in Iraq) e Guantanamo (a Cuba) fu breve: presunti terroristi sottoposti a vessazioni di ogni tipo, dalla musica sparata a tutto volume all'abbaiare incessante dei cani, fino al waterboarding, la privazione del sonno e quella sensoriale. Un abisso che Alex Gibney, uno dei migliori documentaristi in circolazione (suo Enron), ricostruisce attraverso le interviste ad alcuni dei protagonisti di quelle azioni tanto abiette (manca la peggiore di tutti, Carolyn Wood), che, stando alle dichiarazioni dell'amministrazione Bush, erano poche "mele marce", mentre i documenti raccolti dimostrano che gli ordini venivano impartiti dall'alto. Alle interviste si aggiungono le moltissime fotografie di repertorio totalmente sconcertanti, nonché un quadro puntuale e senza fronzoli che dimostra a quali livelli possa arrivare il sadismo degli uomini.
Oscar 2008 come miglior documentario lungometraggio.
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