Regia di Alex Gibney vedi scheda film
Li abbiamo visti sbarcare dagli aerei in tute caki, ammanettati insieme in un grottesco girotondo prima di finire in celle d’isolamento a Guantanamo dopo aver perso ogni senso d’orientamento e ogni legame con forme di umanità e legalità. Presentato in anteprima europea al Festival di Roma 2007 e successivamente vincitore dell’Oscar e del Premio Ilaria Alpi, girato da una specie di marine del documentario di investigazione (Alex Gibney, lo stesso di Enron. L’economia della truffa), il film rivela come quelle creature di incappucciati presunti terroristi, oggetto di interrogatori e torture, che sembrano usciti dalla fantasia di un Moebius in vena sinistra, sono il risultato di esperimenti messi in atto da Cia e militari in Afghanistan. Il caso di un giovane, innocente tassista, ucciso a percosse sugli arti, consente a Gibney di risalire alle istruzioni che diedero il via libera a queste pratiche, teorizzate addirittura negli anni 60, e alla loro adozione (soprattutto ad Abu Ghraib). Ritmo incessante, ricerca a 360 gradi di fonti e documenti, cinema di robusta esecuzione. Lo chiamano documentario, ma ormai è un genere più avvincente del thriller. Anche se il finale è sempre lo stesso: a pagare non sono mai i pezzi grossi.
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