Regia di David Yates vedi scheda film
Piccoli maghi crescono (si potrebbe dire) e “girano” sempre più spesso in tondo: i temi ormai sono ricorrenti, si inseguono, reiterano il viaggio e l’avventura e qui si distendono leggeri in una programmata, studiata operazione di marketing strategico che lascia più sospesi che certezze, più interrogativi che risposte, in attesa del finale.
… ovvero … piccoli maghi crescono (si potrebbe dire), e… “girano” sempre più spesso in tondo (i temi ormai sono “ricorrenti”, si inseguono, riemergono, reiterano il viaggio e l’avventura e qui si distendono “leggeri” come in una programmata, dilatata preparazione – che è anche una studiata operazione di marketing strategico - che lascia più sospesi che certezze, più interrogativi che risposte) in attesa del “gran finale” (cinematograficamente parlando ovviamente, perché sulla carta la storia si è già conclusa) che ci riserverà ancora due ulteriori appuntamenti prima del “grande botto”, quando inevitabilmente tutti i nodi (o meglio i pochi che restano ancora intricati e ingarbugliati fra le dita) dovranno venire al pettine, e sarà davvero il momento di passare oltre, ad altre storie, ad altre fanciullezze magiche, perché nemmeno Potter è destinato a protrarre all’infinito il suo status di fantasioso alimentatore dell’immaginario collettivo di più di una generazione di ragazzi ed oltre, che dovranno per questo “rassegnarsi” a farne a meno, abituarsi alla privazione, anche se per qualche anno ancora potranno (noi compresi) continuare ad illudersi di essere sempre al suo fianco e “dentro” al suo cuore…
Io sono sempre stato, fin dall’inizio, un osservatore pochissimo distratto, ma altrettanto scarsamente “interessato”, più attirato dalle marginalità che dalla storia vera e propria (la mia età anagrafica me lo impone), forse perché purtroppo ormai da tempo ho estinto la spinta verso una immaginazione che si è arenata davvero troppo lontano dalle rive di quel magico mondo che si chiama infanzia e che la Rowling ha saputo così bene “penetrare” con fantasioso ingegno e molte fortunate coincidenze.
Dalla mia privilegiata posizione un po’ neutrale di “accompagnatore”, sono quasi sempre riuscito persino a intuire o ad anticipare (inusitate doti di preveggenza che anche io nascondo inconsapevolmente in me?) molto di ciò che accade, così che anche alcuni dei (pochi) segreti davvero disvelati di questo “Principe mezzosangue” li sapevo già (o li immaginavo tali) ancor prima di approcciarmi al libro. Quindi nessuna sorpresa o meraviglia se Draco Malfoy o se quella specie di Professore ambiguo che sembra il sosia in sedicesima di Renato Zero e che fin dal principio… (ma è meglio che mi fermi qui per non sciupare curiosità, “sofferenza” e pathos a chi ancora non sa e vuol restare immerso nella “fiaba”, o “vuol continuare ad illudersi di crederci”, come è giusto che sia).
La mia “agnosticità” (posso definirla così?) non mi aiuta però a partecipare attivamente agli eventi, che “subisco” come inevitabili e ripetitive conseguenze di uno schema ormai rodato e ampiamente collaudato, ma che a questo punto ha davvero quasi tutte le caselle riempite.
Sono altri allora gli elementi sui quali concentro l’attenzione o “semplicemente” divago (e forse non è giusto che faccia il nesci in questo modo, ma è in ogni caso una condizione che aiuta - eccome!!!- a esprimere pensieri anomali nel definire comunque un giudizio sul film, quale che sia, anche se “alla mia maniera”, che è, come al solito, discutibilissimo… e in fondo nemmeno da prendere troppo sul serio).
Personalmente continuo ad essere convinto che il miglior raccontatore delle immagini che hanno animato le pagine di questa saga “prospera e feconda” (anche in termini di “soldoni”) sia stato Cuaron, in questo progressivo passar la palla di mano in mano che affida adesso a Peter Yates il compito (e l’onere) di potare davvero fino in fondo l’ardua impresa di rinnovare e tener vivo il senso e l’interesse.. un lavoro il suo (almeno fino a qui) svolto con indubbia professionalità e risultati in linea (anche se non intravedo molti voli alati nel suo operare, al di là di un ritmo costante sempre tenuto saldamente in pugno e un più che “sfarzoso” tecnicismo di contorno). La struttura è solida e “riconoscibilissima”, anche se con il tempo molta acqua è passata sotto i ponti: Hogwarts - e i tornei di Quiditch - sempre gli stessi sono, pur aggiornati anche negli effetti speciali, resi più vorticosi e graficamente ineccepibili. E certamente - fra tutte - questa fatica di un percorso a tappe ormai vicino alla dirittura finale (forse per compensare un poco la diluizione delle idee e per riempire degnamente e senza troppi segni di stanchezza - che davvero non si avvertono - oltre due ore e mezzo di “sorprese” che a me sembrano molto simili a quelle che si trovano dentro le uova di Pasqua… quando il tempo maggiore e le palpitazioni dell’incertezza vengono spesi e “sospesi” nei prolungati movimenti preparatori necessari per levare l’involucro e rompere la cioccolata… perché poi quando davvero il pacchetto viene aperto, ci si accorge con rammarico che, “per quanto interessante”, il regalo racchiuso è qualcosa che conoscevamo già, che avevamo posseduto altre volte, e quindi si frena persino un poco l’entusiasmo, stemperandosi in un leggero senso di sotterranea delusione difficilmente dissimulabile, perché tutto è davvero “meno sorprendente” del previsto), è la più sontuosa ed opulenta, con straordinari risultasti visivi (però ormai da tempo almeno per quanto mi riguarda, ancora una volta e sempre più “effetti speciali” fini a se stessi e incapaci di accendere il mio entusiasmo, perché ci si è fatto il callo alla “perfezione” e allora non ci si emoziona più….ed è difficile persino fare oh!!!!!!), scenografie mozzafiato (anche se a volte si percepisce troppo la “grafica computerizzata” che ci sta dietro) e soprattutto una fotografia davvero magnifica che tutto nobilita ed esalta, ad opera del grandioso Bruno Delbonnel … che aspetto ansiosamente alla prova con Sokurov…
Impeccabile anche la sceneggiatura di Steve Kloves (che ormai sa come si deve lavorare dall’intero per scarnificare e cercare di tirare fuori con competenza il succo dalla copiosa messe di parole della scrittrice fra le tante pagine di ogni suo capitolo).
E gli interpreti…: prima i comprimari, please!!!! che sono i soliti, competentissimi, compuntamente e seriosamente divertiti e divertenti caratteristi, con qualche new entry sempre necessaria, e rappresentano pur sempre il fior fiore della scena inglese, il meglio del meglio che si può reperire sul mercato…. sempre professionalmente inappuntabili.. Qualche sorpresa invece dalla parte dei protagonisti… perché come si sa, il passare del tempo, il crescere, non sempre è positivo, modifica anche negativamente le fisionomie e l’impatto visivo delle cose (e qui chi ne fa maggiormente le spese è proprio il povero Daniel Radcliffe, fra tutti quello che più degli altri ha perso la “freschezza immacolata” delle origini, il suo occhialuto stupore, e adesso mi sembra che ci stia un po’ stretto dentro il personaggio… sarà certamente cresciuto professionalmente parlando, magari risulterà bravissimo a stare nudo in groppa a dei cavalli - Equus in teatro -… ma sembra un po’ mummificato come Harry e non fa più la tenerezza degli esordi, e in questo film mi è apparso poi particolarmente inamidato come mai mi era accaduto di constatare prima).
Ma non vorrei farvi pensare, con tutto questo “ciancicare” intorno, che il film non mi sia piaciuto, che non mi abbia interessato, che mi sia annoiato a stare in sala per ben 150 minuti più l’intervallo con lo sgranocchiare fastidioso del pop corn… No, non è così, lo giuro!!! ho solo esaminato gli elementi del contorno che, come ho detto, poco mi appassiona… Io l’ho trovato comunque “gradevole” persino rilassante… perché il positivo che io trovo nelle storie della Rowling (e nei film da esse tratti) è proprio quella rara qualità di riuscire a far evolvere la psicologia dei personaggi di pari passo col crescere degli anni (e credo che sia ancor più straordinario questo “riconoscersi” di quello che può arrivare a me, per coloro che più o meno al tempo del primo episodio avevano la stessa età di Harry o giù di lì….. perché di volta in volta si è data a loro la possibilità di una identificazione più diretta anche col pensiero, una evoluzione costante che è sfociata nell’adolescenza inquieta di questo - per ora - conclusivo capitolo cinematografico… tutto fermenti e fremiti amorosi… con i primi veri filarini, gli innamoramenti e i rifiuti, la crescita emotiva delle pulsioni non solo sentimentali ma anche erotiche, per le attrazioni evidenti e i sottintesi pratici che riguardano persino la difesa strenua del maschio verso la femmina se questa è la propria sorella, compreso il disagio per l’impossibilità pratica di proteggerla e “preservarla” persino dalle proprie tentazioni…). Ecco: è soprattutto questo che mi è piaciuto e ha colpito la mia attenzione (e particolarmente con Il principe mezzosangue, perché qui è così insistita e centrale la voglia - o la necessità - di affrontare i turbamenti di un’età che… quella sì… è davvero “magica”, lo scoprire il dolore di amori non corrisposti o la gelosia per presunti “tradimenti” anche solo del pensiero… le ripicche, le rivalse, la competizione serrata o il tirarsi sdegnosamente da parte, quasi scoraggiati… da diventare il cardine portante che sorregge tutta l’impalcatura narrativa parallela. In genere le storie seriali sono meno attente ed efficaci nel tracciare questi profili, non hanno analoga ricchezza di dettagli che “evolvono” e che poi rappresentano un poco il fil rouge anche rapportato al conflitto che, in fondo, si incentra soprattutto nella “disfida” fra il giovane Potter e l’infido Tom Riddle (o lord Voldermort che dir si voglia) qui colto proprio nel momento della “perdita dell’innocenza” (che corrisponde anche a quell’età incerta che fa da spartiacque fra l’adolescenza e l’età adulta) e che non riguarda allora solo lui e le sue scelte personali, ma in misura diversa coinvolge propri tutti, per la pesante consapevolezza di doversi assumere la responsabilità di essere davvero diventati “uomini”… poiché quando si è grandi, anche se si è maghi.. forse è realmente finito il tempo di dare la caccia ai mostri (o di giocare con le streghe) perché battaglie più concrete e “terrestri” ci attendono per la sopravvivenza di ogni giorno. Beh.. questo sarà probabilmente il futuro anche di tutti quegli stupefatti spettatori che nove anni fa avevano più o meno l’età di Harry…(compreso quello che mi stava ancora accanto in questa circostanza) ma per il momento possono fortunatamente tirare il fiato… aspettare ancora un poco prima di deporre le armi e capitolare… avranno tempo fino al 2011 per godersi l’ulteriore seguito, in perfetta “evoluzione ormonale” come la loro età, ancora una volta di pari passo con Harry e company, così da non sentirsi né “sfasati” né anomali, nel rimanere attaccati al “sogno” che così tanto rimpingua il portafoglio della scrittrice e dei lungimiranti produttori che così bene hanno fiutato il business.
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