Regia di Joon-Hwan Jang vedi scheda film
Un malato di mente rapisce un uomo d’affari ritenendolo un alieno di Andromeda sceso sulla Terra con fini loschi. Comincia quindi a torturarlo nel suo scantinato, mentre la polizia latita. Finchè un giovane sbirro volenteroso si riesce a introdurre nel covo del criminale.
Lo stereotipo vuole che il cinema coreano parli solo ed esclusivamente di vendetta e di arti marziali e lo faccia con toni fra thriller e splatter, farcendo le sue trame di autoreferenzialità culturale e citazionismo cinematografico fine a sé stesso; ecco, vedendo questo Save the green planet non si farà altro che assecondare tale stereotipo. L’abuso di primi piani e il fastidiosamente reiterato ralenti sono le cifre stilistiche di Joon-Hwan Jang, 33enne qui alla sua opera prima in lungometraggio; autore anche della sceneggiatura, Hwang non va certo per il sottile, tagliando i suoi personaggi con l’accetta e donando al film una perenne atmosfera fumettistica, da manga, che innesta un meccanismo a spirale nell’autoreferenzialità di cui sopra, rendendo esponenziali le caratteristiche più attese e più banali quindi del cinema coreano. Francamente è improbabile poter considerare le due ore (!) di durata di Save the green planet qualcosa di diverso da tempo sprecato, specie considerando la prevedibilità della storia (non è un alieno, non è un alieno, non è un alieno: vabè, stai a vedere che alla fine è un alieno, eh) e l’inutilità delle trovatine sanguinolente sparse qua e là per ravvivare una narrazione scialba, spenta, insipida ai massimi livelli. 2/10.
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