La recensione su Cane che abbaia non morde

di bradipo68

8 stelle

Anche alle nostre latitudini il proverbio “Can che abbiaia non morde”è utilizzato con una certa frequenza.Ma in questa vicenda perennemente situata sul ciglio del baratro del surreale i piccoli cani che abbaiano se lasciati incustoditi dai loro padroni come minimo vanno incontro a una brutta fine.O rischiano di brutto.

Il teatro della vicenda è un condominio alveare in quel di Seul,uno di quei casermoni dormitorio in cui tutte le porte e tutte le finestre sono uguali,in cui non si conosce neanche il vicino di porta perché si bada solo a farsi gli affari propri.All’inizio del film conosciamo uno strano tipo che scopriamo essere disoccupato in attesa che gli assegnino una cattedra da insegnante che vede la ragione di tutto il suo nervosismo nell’abbaiare di un cane lasciato fuori di una di queste porte per un attimo .Lo prende e cerca di procurargli morte violenta senza riuscirci e finisce nei sotterranei del palazzo in cui lo chiude in un vecchio armadio.

Conoscendo poi la sua vita è facile per lo spettatore individuare la causa del suo nervosismo:è disoccupato con solo la moglie(per giunta in stato di gravidanza) che lavora e che lo tratta in maniera sprezzante con tutta una serie di mansioni domestiche da fare,tipo quella di schiacciare per lei le noci e mettendone i gherigli in un bicchiere per farla mangiare più comodamente.

E lui frustrato addirittura rapisce anche il cagnolino di una vecchia signora nel palazzo per fargli fare una brutta fine.Perrò il suo attto criminoso ha una testimone.

Accanto a questa storia è narrata parallelamente quella della ragazza che lo vede cercar di far fuori il cane della signora e che lo insegue.Anche lei sola in un mondo che sembra non appartenerle e che soprattutto sembra non accorgersi di lei.La situazione cambia quando la moglie dell’aspirante professore si compra un barboncino che viene smarrito quando lui lo porta a spasso.

Incredibilmente si incontrano quando lui cerca il suo cane.E lei non immagina che lui è lo stesso che lei aveva inseguito.Accanto a questo breve incontro,giusto un attimo di solidarizzazione in un mondo per entrambi troppo ostile per essere vero,Bong Joon Ho racconta altri personaggi molto meno rassicuranti come quello di un barbone che vive nel sotterraneo del palazzo e che cerca cani per cucinarseli allo spiedo oppure quello del portiere che negli stessi sotterranei con i cani ci fa lo stufato(che il barbone gradisce).

E’un mondo sbalestrato quello che descrive il film,senza una stella polare che guidi questo gruppo di personaggi alle prese con una vita non propriamente gradevole.I caseggiati anonimi si estendono a perdita d’occhio in questa periferia disumanizzante,ogni piano assomiglia a un girone infernale,il parco che giace lì in mezzo al cemento è luogo ancor più spettrale.

Bong Joon Ho più che descrivere uno spaccato sociale descrive una giungla in cui vige la legge del più forte.E i cagnolini che vediamo lì indifesi sono le vittime sacrificali.I personaggi sono ben caratterizzati,con le loro ansie e frustrazioni in un film che è un melting pot di generi che parte dall’horror(la storia di Boiler Kim,la tecnica con cui è girata la parte nel seminterrato),passa per il dramma familiare e sociale(la perdita del lavoro come causa di frustrazione e incertezza per il futuro) e arriva alla commedia(gli imprevisti negli inseguimenti,il momento in cui è catturato il barbone letteralmente malmenato con colpi più da wrestling che altro).

Barking dogs never bite è l’esordio cinematografico di Bong Joon Ho e contiene già molte caratteristiche del suo cinema che verrà.

E’nata una stella.