Regia di Anthony Hopkins vedi scheda film
La spiazzante terza regia di Anthony Hopkins – anche attore, compositore delle musiche e, per la prima volta, sceneggiatore – è tutt’altra cosa rispetto al precedente August. Slipstream racconta di Felix Bonhoeffer e della troupe al lavoro sul film da lui scritto, intitolato Slipstream, ossia lo scivolare nei ricordi delle nostre vite precedenti. I molti personaggi però, nonostante gli ottimi attori coinvolti, presto si riducono a una folla di figure dai tratti caricaturali, schiacciati da una forma frammentaria e invadente, quasi sperimentale. Solo quasi, perché derivata da marche autoriali disparate: dal noir metacinematografico di declinazione lynchana, ai torridi deliri del Gilliam di Paura e delirio a Las Vegas, fino al montaggio convulso, con passaggi più o meno gratuiti al bianco e nero, à la Tony Scott. Non mancano poi le esibizioni cinefile con inserti da Eva contro Eva e il ricorrere di riferimenti a L’invasione degli ultracorpi. Il flusso di coscienza del protagonista bipolare finisce per essere puro pretesto di ricerca formale, e l’operazione, nonostante la pregevole fotografia di Dante Spinotti, lascia freddi. Certo un fallimento interessante, ma pur sempre un fallimento.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta