Regia di David Koepp vedi scheda film
La domanda è: ci si può innamorare di un film? La risposta per quanto mi riguarda è "sì". E...ci si può innamorare di un film quasi invisibile, per nulla promozionato, pochissimo appariscente? Certo, allo stesso modo di come ci si può innamorare di una donna poco appariscente ma ricca di qualità interiori oltre che di grazia, gentilezza, garbo e simpatia. A volte può scoccare un colpo di fulmine improvviso, magari quando non eri affatto alla ricerca del grande amore vieni travolto dalla passione che ti coglie impreparato e ti destabilizza. A me è accaduto con questo piccolo (ma grandioso) film americano prodotto nel 2008 ed arrivato in questi giorni nelle nostre sale. E' stato amore a prima vista, ma di quegli amori destinati a durare. A dire il vero qualcosa già mi intrigava in partenza, complici un paio di recensioni positive lette qua e là in giro per la rete. E quando, due settimane fa, il film uscì ufficialmente in italia fui vittima di un mezzo accesso d'ira nel riscontrare una collocazione distributiva della pellicola in ambito nazionale a dir poco incomprensibile. In poche parole la mia città era esclusa dalla proiezione, mentre ne erano parte -stranamente- due città piuttosto decentrate. Ma poi, nell'ultimo weekend, "altro giro altro regalo", il film sparisce rapidamente da quelle due città per ricomparire a sorpresa in un paese della mia zona. Io non so che dire. Nel senso che il film è delizioso a livelli inimmaginabili ma...mi metto un pò anche nei panni di un esercente di multisala che -come il caso della sala dove io ho visto il film- scuote la testa vedendo proiezioni sempre deserte (io ero l'unico spettatore in sala...). Insomma, mi fa un'immensa tristezza pensare a questo gioiello di film buttato del tutto allo sbaraglio nelle sale vuote d'estate, quando la gente se non ti chiami Harry Potter non ne vuol sapere. Ma lo sapete che questo film, che pure non è una pellicola da "preparate i fazzoletti", mi ha commosso? Sì, perchè è una pellicola che ti mette talmente a tuo agio, che sa rendersi talmente appassionante pur nella sua levità formale, che poi alla fine ti comunica un appagante senso di benessere misto a una sorta di gratificante malinconìa. E' difficile da spiegare, ma alla fine stavo talmente bene che...se fossi stato un gatto, avrei fatto le fusa! E non potendole evidentemente fare, mi sono scoperto ad asciugarmi una lacrima di gioia, Lo so, datemi pure del pirla, ma certi meccanismi emotivi non si possono controllare. E' che il film, pur avvolto da un'aura leggera e quasi impalpabile, alla fine ti fa prigioniero, ti lega alla poltrona con il filo dei sentimenti. Un film toccato dalla Grazia. E dove tutto, ma proprio tutto (musiche, sceneggiatura, dialoghi, cast, regìa) appare in stato totale di Grazia. Al punto che io non sono riuscito a cogliervi nemmeno un piccolo difetto. Fra l'altro, all'uscita dalla sala chissà che faccia da pirla che dovevo avere, tra le residue furtive lacrime e il sorriso da ebete che mi si era stampato sulla bocca. Sono sicuro che adesso qualcuno mi darà dell'esagerato: ma al cuore non si comanda, e io di questo film mi sono proprio innamorato. Vorrei dire il meno possibile sulla trama, proprio per lasciare a chi legge queste righe tutto il piacere della visione. Mi limiterò a dire che si tratta di una commedia leggera ma anche capace di veicolare spunti importanti su cui riflettere, circa il valore dell'amicizia, la comunicazione fra gli esseri umani, e la capacità di ciascuno di noi di lasciare, dopo la nostra morte, qualcosa di eterno in coloro che restano. C'è una famosa frase, che in questa storia trova una splendida conferma: "Nessun uomo è un'isola". In tempi come questi, in cui gli sceneggiatori di Hollywood battono la fiacca, oppure scontano una crisi di idee senza precedenti, sfornando commediole scemissime (talune davvero disarmanti), qui al contrario abbiamo una sceneggiatura davvero solida, efficace e riuscita (firmata dallo stesso regista David Koepp, aiutato da tale John Kamps). Ma è ancora niente rispetto a dei dialoghi così briosi e stimolanti da emettere scintille. Il tutto servito con contorno di musiche favolose (si va dall'indie-rock tenue e crepuscolare fino a quel genere classico che non sfigurerebbe in una "soundtrack" di Woody Allen). E infine un cast che richiederebbe di alzarsi in piedi ed applaudire, per chiamare fuori gli attori come si fa a teatro. Tea Leoni, in un ruolo di vedova davvero struggente, in cui lei appare, oltre che affascinante, capace di gestire la gamma dei suoi toni di recitazione in modo ammirevole. Greg Kinnear, ormai una star conclamata della cinematografia americana indipendente: si tratta di un attore lanciatissimo, peraltro presente nelle nostre sale con ben tre film contemporaneamente, se calcoliamo l'attesissimo (almeno da me!) "Flash of Genius". Ma il vero "mostro" è lui, un mattatore talmente bravo da lasciare a bocca aperta: Ricky Gervais. Mea culpa, che non lo avevo mai notato prima d'ora, ma sono allibito leggendo il suo curriculum: provate a cercare il suo nome sul sito specializzato "MyMovies" e vedrete come Gervais ha fatto di tutto, ma proprio di tutto, attore, regista, musicista, autore di fumetti, produttore, sceneggiatore...Uno di quegli attori dotati di un magnetismo che ti ammutolisce, di una incredibile forza espressiva e soprattutto di una stupefacente finezza. Il suo ruolo, questo dentista dietro cui si nasconde un uomo mediocre ed egoista, sopraffatto dagli eventi che gli faranno scoprire insospettabili qualità di comunicazione e di governo dei propri sentimenti, beh, è un personaggio raccontato dagli sceneggiatori in modo mirabile, offrendo a Gervais il destro per una interpretazione da Oscar, ricchissima di toni e sfumature (peraltro impreziosita -va detto- da una operazione di doppiaggio una volta tanto ottima). Ed è proprio la qualità superiore di Gervais a fare di una "commediola" sui fantasmi d'Amore un film indimenticabile. In due parole la vicenda. Un dentista, uomo parecchio snob ed incline a detestare il prossimo, durante un esame medico eseguito sotto anestesia, perde conoscenza e per pochi minuti viene dichiarato morto. Quando si riprenderà, scoprirà di poter comunicare coi fantasmi dei morti. I quali lo rincorrono e lo inseguono ovunque per chiedergli favori. In particolare uno gli sta addosso: il marito defunto di una bella vedova. Beh, detta così pare la solita commedia degli equivoci. E invece, insieme al prezioso "Adventureland" (e più ancora di esso), è il film più sorprendente di questa estate. E' strana la vita (del cinefilo). Vai al cinema convinto di vedere una commedia carina, ed esci sorridendo convinto di aver visto un mezzo capolavoro. Applausi.
Voto: 10
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