Regia di Flavio Calzavara vedi scheda film
Taglio decisamente deamicisiano per un filmetto destinato a consentire al protagonista Luciano Tajoli di esibire la sua bella voce in canzoni più o meno famose all'epoca. Il resto, il contorno, conta abbastanza poco, anche se il personaggio principale assume il ruolo quasi da angelo custode per le persone che incontra e, nel finale, gli viene attribuita un'aura cristologica, con il suo sacrificio che salva la famigliola dell'ex commilitone disertore, ormai redento. La presenza dell'ottimo caratterista napoletano Dante Maggio funge da controcanto comico alle patetiche vicende narrate, relative ai caduti (interessante l'inserto documentario sulla morte del Duca d'Aosta, prigioniero degli inglesi) e ai reduci: quando Luciano e Ciccillo giungono a Milano, quest'ultimo, da buon partenopeo, esclama «siamo a Milano da pochi minuti e già sei diventato dinamico?».
Il personaggio di Tajoli è quello di un mutilato di guerra, che cammina solo aiutandosi con un bastone, ma il cantante era veramente affetto da una grave forma di poliomielite, che gli aveva risparmiato il servizio militare e lo costringeva ad usare presidi per poter deambulare. Per giustificare questa sua menomazione nei film, le sceneggiature costruivano il suo personaggio come reduce da qualche incidente capitatogli in precedenza.
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