Trama
Girato con un budget ridicolo, ma ambizioso negli intenti, Killer senza scampo è l’opera seconda di Vladan Nikolic. Presentata alle giornate degli autori di Venezia nel 2005, questo complesso noir è girato in una New York poco riconoscibile. Nei soli venti giorni di riprese tra i quartieri più periferici della Grande Mela, Nikolic intreccia le storie di nove personaggi, tutti feriti e spesso immigrati e tutti brevemente presentati da una voce over che sintetizza la loro provenienza, la loro attività e alla fine i loro gusti. Principale motore degli eventi è un assassino della ex Jugoslavia che suona il flauto. Cresciuto in orfanatrofio è privo di un’identità etnica o religiosa, ed è giunto per amore (Love è il titolo originale) a New York, dove è stato soprannominato Zio Vanja. Centrali nel racconto sono anche Anna, dottoressa in missioni umanitarie appassionata di film giapponesi, e Dirk, figlio di un pusher e ora poliziotto con la passione per la scrittura. La vicenda, in due momenti chiave, è raccontata quattro volte da punti di vista differenti: quelli dei tre protagonisti e un quarto più lineare, che presenta la situazione in modo da permettere allo spettatore di ricomporre il mosaico. Dunque una struttura a incastro, come va di moda di questi tempi, ma limitata a due sole situazioni (più una terza meno marcata). L’idea funziona, ma la sequenza migliore è un più tradizionale montaggio alternato d’inseguimento, accompagnato da una trascinante esibizione d’armonica in un club equivoco. I limiti produttivi pesano parecchio, soprattutto nella piattezza della fotografia e nella recitazione quasi da filodrammatica, ma la sfida è parzialmente vinta.
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