Regia di Dave Meyers vedi scheda film
Ecco come distruggere un cult, realizzando un remake che possiede anche delle inattese qualità, ma che purtroppo scivola nell’oblio ogni qualvolta decide di modificare qualcosa rispetto all’originale e che ha il vizio di voler strafare.
In tal senso le parole del regista Dave Meyers presenti nel “making of” (visionabile sul dvd italiano) sono profetiche al contrario (“alcune cose mi piacevano e le abbiamo lasciate, altre no e quindi le abbiamo cambiate”).
Grace (Sophia Bush) e Jim (Zachary Knighton) sono in viaggio verso il New Mexico quando si imbattono in un uomo misterioso che si fa chiamare John Ryder (Sean Bean).
Quest’ultimo ben presto si rivela essere un pericoloso assassino che non si ferma di fronte a niente anche quando si ritrova contro la polizia schierata in forze.
Nonostante tutto, toccherà ai due giovani vedersela con lui.
Gli anni passano, le intenzioni cambiano, il clima generale non è più lo stesso e tra i produttori figura anche Michael Bay, non proprio un tratto distintivo rassicurante per un thriller cupo che non pecca nelle atmosfere, ma che strizza l’occhio troppo l’occhio allo spettacolo perdendo di credibilità in troppe occasioni e senza possedere qualla scorza per andare oltre.
Così la fotografia desta una buona impressione, i paesaggi mozzano il fiato (e sono quindi ben ritratti) ,ma poi la trama finisce col far presto leva su tanti comportamenti stupidi (come il tentativo di avvisare la famiglia) ed esagerati (ad un certo punto gli “sbirri” cadono come i birilli in una partita di bowling) che accompagnano lo sviluppo che viene così terribilmente svilito.
I protagonisti poi sono già scarsamente incisivi presi a se stanti con le loro prove (anche se Sean Bean ha un suo perché), se poi li paragoniamo al trio protagonista dell’omonimo film del 1986 (Rutger Hauer, Jennifer Jason Leigh e C. Thomas Howell, cast extra lusso) la situazione diventa addirittura incresciosa.
Poi certo la tensione a tratti permane lo stesso, ma non è l’obiettivo della ricerca di produzione e regista, più volto alla ricerca dello spettacolo proprio di un “pop corn movie” dove la paura è una componente da non tralasciare, ma nemmeno da porre in rilievo e coltivare.
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