Regia di Andrea Papini vedi scheda film
Sì, viaggiare, rallentando per poi accelerare. Succede a un giovane dal volto levigato, auto potente e sguardo deciso che a un certo punto della notte decide di saperne di più sul conducente della lussuosa Bentley che lo precede. Per farlo, chiama il numero di un call center, che con un paio di scuse e molta abilità riesce a farsi dare l’aggancio che cerca, anche perchè la telefonista sembra sia lì ad aspettare qualcuno che le tenga compagnia. Comincia così un inseguimento a distanza e poi un duel(lo) e un gioco della parti, triangolo di reciproche fascinazioni e torbidi inganni. Ansie, fobie, claustrofobie. La natura ambigua dell’amore e dell’orrore. C’è di mezzo un esperimento chimico, un mad doctor e molte cicatrici, del corpo e dell’anima. Una storia, è chiaro, ai confini della realtà, diretta con taglio ipnotico ed estetica digitale da Andrea Papini, regista di corti, spot e documentari. A un certo punto sfugge di mano, sbanda in curva anche se con qualche scorciatoia riesce ad arrivare a destinazione. Schiva il Crash, un po’ anche nel senso di Cronenberg. La carrozzeria come pelle sensibile al contatto fisico, l’auto come corazza, le autostrade come arterie, proprio in chiave anatomica. Meglio lasciarsi trasportare che cercare di razionalizzare.
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