Regia di Anders Nilsson vedi scheda film
Tre storie di e contro la violenza nella capitale svedese. Leyla: mediorientale inurbata, assiste a una vera e propria sentenza di morte nei confronti della sorella Nina, accusata di aver infangato la reputazione del suo clan per aver frequentato un ragazzo. Carina, svedese, è una giornalista che subisce in silenzio la violenza del marito, cameraman che non si rassegna al successo televisivo della moglie. Aram, giovane e affascinante gestore di un locale, scopre l’attrazione per un collega, ma entrambi vengono minacciati da una banda di teppisti omofobi. In comune c’è il sopruso che non si riesce a rivelare, la ferocia mal dissimulata nella normalità, il senso di impotenza. Teodora ha avuto fino a oggi molto fiuto nello scovare talenti nordici che affrontano snodi centrali della società odierna. Con questo film, premio Amnesty International al Panorama del Festival di Berlino, la sensazione è quella di un piccolo passo indietro: per schematicità dei dialoghi, una certa prolissità e finali sommari: soprattutto nella storia di Carina, quella più scottante perché tira in ballo il tabù dell’omertà sulle violenze familiari anche in contesti più apparentemente aperti. Lascia il segno l’efficace spaccato dell’ambiente di immigrati.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta