Regia di Anders Nilsson vedi scheda film
Tre storie di e contro la violenza. Una ragazza di origine mediorientale, figlia di rigidissimi emigrati, decide di denunciare la propria famiglia dopo che questa ha costretto al suicidio la sorella, rea di essere uscita con un ragazzo. Una giornalista televisiva di successo deve vedersela con la violenza di un marito che non è alla sua altezza e con l'invidia dei colleghi. Il gestore di un ristorante di lusso subisce minacce per evitare che vada a testimoniare a favore di un suo amico, vittima di un'aggressione omofoba.
Il regista svedese Anders Nillson intreccia magnificamente tre storie terribili nella civilissima Stoccolma, senza alcun compiacimento e alcuna concessione allo spettacolo fine a se stesso. Se si accettano certi colpi bassi che il regista assesta allo stomaco dello spettatore (la scena del suicidio in mezzo al traffico toglie davvero il sonno), non si può che restare ammirati per la nettezza con cui il film denuncia la violenza silenziosa e omertosa che si annida nelle famiglie e talvolta persino nelle aule di tribunale. Un film che - anche grazie alla presenza di Bibi Andersson - rappresenta l'ideale trait-d'union con il cinema svedese di un maestro come Ingmar Bergman.
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