Regia di Anders Nilsson vedi scheda film
VOTO : 6,5.
Tre storie di (triste) vita, distinte tra loro, in quel di Stoccolma.
Tutte e tre con qualcosa, ed anche di più, da dire, ma il risultato complessivo, per quanto pregevole, mi ha lasciato qualche dubbio post visione.
Una ragazza orientale, giovane ed intelligente, viene “osteggiata” (in realtà si va ben oltre) dalla famiglia solo perché ha, giustamente, imparato a vivere nel suo nuovo paese ed il suo incubo verrà rivissuto anche dalla sorella più giovane.
Una giornalista, brava mamma oltre che abile nel suo mestiere, subisce le violenze di un marito schiacciato dalla sua personalità, nonostante il sentimento non manchi, e sarà difficile far uscire pubblicamente la cosa.
Il proprietario di un locale, dopo una rissa con feriti da arma da fuoco, viene minacciato dai malavitosi che ne richiedono il silenzio utilizzando il loro unico modo per comunicare, ovvero la violenza.
Delle tre senza dubbio la prima è quella che lascia il segno in quanto decisamente la più forte e quella che segna maggiormente l’animo, caratterizzata anche da una sequenza (quella sulla statale) angosciante come poche e destinata a non essere dimenticata facilmente dallo spettatore.
Le altre due sono confezionate abbastanza bene, ma non sono trascendentali, nonostante comunque abbiano la capacità di colpire l’attenzione, in quanto proprio inutili non sono, ma ricordano un cinema di denuncia più normalizzato.
Tutte e tre sono ambientate a Stoccolma, ma non si vede, cioè potrebbero (o meglio dire sono) realtà quotidiane di ogni parte del mondo, ma l’ambientazione, che non richiama più di tanto il luogo, serve quasi da monito; insomma anche in una società modello come quella nordica, le tristi storie di malessere sociale sono all’ordine del giorno, c’è poco da sognare.
Quello che non mi ha convinto appieno, è un discorso meramente cinematografico.
Non ho infatti visto una mano particolarmente felice alle spalle, la regia, così come gli altri comparti tecnici, non sono certamente, almeno per me, indimenticabili.
Rimane la forza delle immagini, non tanto per come riprese, ma tanto per quello che rappresentano, ed uno scombussolamento interiore, di fronte alla visione di certe ingiustizie che non si possono sentire.
E non è poco, ma il cinema richiede anche altro ed il regista non è certo un Dardenne, giusto per fare un paragone altisonante.
Discreto, questo senza dubbio.
VOTO : 6,5.
Regia piuttosto omologata e poco personale che non sempre trova equilibrio tra le tre storie.
Per il resto convince con una proposizione semplice, ma efficace.
VOTO : 6/7.
Convincente.
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