Regia di Silvana Strocchi vedi scheda film
Dal Caravaggio televisivo al Baccarini cinematografico, anche l’Italia celebra i suoi pittori. Correva l’anno 1907, a soli venticinque anni il pittore e scultore Domenico Baccarini scompare prematuramente, e a cento anni di distanza la sua vicenda umana e artistica diventa un film. Nessuna grande produzione dietro a Il germe del melograno, piuttosto la volontà di un’associazione culturale, di una regione, l’Emilia Romagna, e soprattutto di un singolo uomo, anzi di una donna, l’attrice Silvana Strocchi. Il risultato è un’opera insolita, difficile da catalogare, che risente profondamente della formazione teatrale della sua sceneggiatrice e regista, e di una messa in scena lontana dalle convenzioni narrative tipiche del cinema contemporaneo. Impossibile farne un’analisi utilizzando parametri convenzionali. Di “cinema impuro” avrebbe parlato André Bazin, fedele alla natura di chi lo racconta. Qui si respirano atmosfere da palcoscenico e profumo d’altri tempi, simili a quelli degli sceneggiati della nostra vecchia cara Tv. Ritmo dilatato e recitazione enfatica, che a tratti sposa i dettami della docufiction. Il germe di qualcosa di antico, oggi ci appare come qualcosa di completamente diverso.
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