Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
King of New York è la perfetta esemplificazione di come si possa fare un bel film da una storia insulsa, insignificante ed eccessiva. Questo è il suo sesto lavoro, il quinto con una sceneggiatura dell'amico Nicholas St. John (nel mezzo c'era stato il prodotto 'su commissione' Oltre ogni rischio), ma purtroppo non si riescono a riconoscere passi avanti nella costante, banalizzante stereotipizzazione che lo scrittore adopera su caratteri e situazioni della Grande mela. Il manicheismo con cui sono tratteggiati i personaggi di questo King of New York, anzi, è persino un passo indietro rispetto alle vivacità dei protagonisti dei primissimi The driller killer o L'angelo della vendetta, nei quali si intravedeva un certo scavo psicologico. Certo, stiamo parlando di un gangster movie all'americana, percui affondare nelle mentalità dei personaggi sarebbe chiedere troppo, ma è indubbio che l'operazione parta già con limiti di non poca importanza; d'altra parte di pregi questo film ne ha comunque alcuni: innanzitutto l'ottimo Christopher Walken, spietato e gelido, sempre con l'aria di stare pensando a qualcos'altro (alla sua mossa successiva, probabilmente), eppure concentratissimo nella sua scalata verso la 'gloria' (=il denaro e quindi il potere: cosa c'è di più americano?). Anche questa parabola di morte e conquista all'insegna del più eterogeneo meltin' pot è da sottolineare: quella che Ferrara, conoscitore e profondo amante della città, ci illustra è una New York iperrealista (il che un po' contrasta con le battute facilotte e le caratterizzazioni 'tagliate con l'accetta') e conseguentemente problematica, tutt'altro che un sfondo qualsiasi per le vicende narrate. E infine va ricordato, come una bella intuizione, il finale: non del tutto inaspettato, certamente, ma forse l'unico modo per restituire alla giusta dimensione di 'cattivo' Frank White/Christopher Walken. In parti minori anche Steve Buscemi e Wesley Snipes; l'azione è pressochè sempre accompagnata da sparatorie sanguinolente, roba per cui Ferrara si lecca i baffi (ma sempre sempre necessaria?). Da qui, con il buon successo ottenuto in America e pure in Europa, la carriera del regista decolla. 5,5/10.
Il piccolo boss Frank esce di galera. Deciso a riconquistare il mercato della droga newyorchese, affronta man mano tutti i suoi principali rivali, seminando terrore a Little Italy, Chinatown, Harlem e perfino nel Bronx. Il suo obiettivo finale è quello di costruire un ospedale per i poveri; ma un poliziotto gli sta alle calcagna.
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