Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Un frullato di alcuni decenni di storia italiana, coaugulato attorno alla figura del principale rappresentante di quel periodo.
Sorrentino è certamente uno dei pochi, veri registi che abbiamo oggi in Italia, e lo si vede in ogni scena del film: movimenti di macchina, invenzioni visive, inquadrature....
Tuttavia, secondo me ci sono alcuni problemini. Uno è proprio Toni Servillo, con la sua resa del protagonista. A mio modo di vedere, Servillo interpreta un Andreotti troppo statico e bolso, imperturbabile, quasi mummificato. Come gobba e postura ci siamo, ma io mi ricordo bene la sua loquela variegata (oltre che romanesca), il suo sorriso sornione e indecifrabile, il suo gesticolare più ampio, e il suo sguardo mobile. i suoi risolini, il suo senso dell'umorismo. Quello che ho visto nel film, invece, mi è sembrata una caricatura, e una caricatura al ribasso e verso il minimalismo.
Anche Totò Riina, per come viene rappresentato, mi è sembrata una caricatura che tende al patetico e al beffardo, quando tutti ricordiamo il tronfio orgoglio del personaggio, e il suo muso duro.
E poi, la struttura a-narrativa del film mi ha disturbato un po', specie nella prima parte. Perché non raccontare una storia? - mi sono chiesto.
Un episodio molto riuscito, invece, mi è sembrato il colloquio tra il protagonista e Eugenio Scalfari, questo sì un gran pezzo di cinema, anche grazie all'attore che interpreta il fondatore de La Repubblica. Più anonimi, invece, gli interpreti di Cossiga e Vittorio Sbardella.
In generale, Sorrentino dà la sua lettura di una fetta di storia d'Italia, incarnata in un unico personaggio ambiguo e opaco, che ha sempre avuto pochi sostenitori senza riserve, e molti che lo supportavano “a conti fatti”. Però era intelligente, sapeva muoversi come pochi, sapeva sfruttare le circostanze, gli amici e gli avversari. Seppe anche mettere nel sacco una parte della Chiesa (alla quale Sorrentino non risparmia pizzicotti), perché aveva posto la sua firma alla legge sull'aborto senza perdere i suoi amici cardinali. A me non piaceva, e perdipiù mi sembra un personaggio per certi aspetti indecifrabile.
Personalmente, preferisco il Sorrentino e il Servillo di altre pellicole; forse è proprio la tentazione della caricatura quella in cui entrambi sono caduti nel realizzare quest'opera.
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