Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Forse il miglior film di Sorrentino a tutt'oggi, probabilmente quello dalle invenzioni registiche più originali e sfolgoranti, superiori in termini cinematografici al successivo e più famoso (almeno all'estero) "La grande bellezza". Un film su un personaggio-chiave della storia recente italiana come Giulio Andreotti era sicuramente un azzardo, tanto che il diretto interessato all'epoca lo prese male, come una "mascalzonata", anche se a mio parere Sorrentino racconta Andreotti in una chiave abbastanza simpatetica, non priva di empatia al di là della maschera grottesca, tanto da rendere ingiustificata la reazione di rigetto da parte del senatore. L'importante è non aspettarsi una cronaca realistica o una ricostruzione scolastica, poiché Sorrentino sceglie un approccio da film-inchiesta alla Elio Petri iniettandovi tocchi visionari ed espressionisti. Certo, è un film che richiede una conoscenza della materia a livello politico per essere compreso agevolmente, tanto che gli spettatori stranieri potrebbero facilmente perdersi nei meandri di alcune sequenze, ma questo non può essere addebitato come un difetto, è solo una precisa scelta di sceneggiatura. La regia risulta spesso audace, coraggiosa nella sua versatilità, coerente con il percorso del regista che non rinuncia alla stilizzazione delle immagini, a movimenti di macchina spettacolari, angolazioni esasperate e una colonna sonora ricercatissima firmata da Teho Teardo. Qualche perplessità su alcuni momenti del film dove il personaggio risulta un po' troppo simile ad un Nosferatu sentenzioso in salsa grottesca, anche se il consumato mestiere di Servillo gli impedisce di scivolare nella facile caricatura. Tra le scene di maggiore impatto, Andreotti che guarda la televisione insieme alla moglie con Renato Zero che canta "I migliori anni della nostra vita" e il famoso monologo sulla necessità di "fare il male per preservare il bene", dove l'eloquenza di Servillo è comunque straripante. Tra i caratteristi, buone prove di Anna Bonaiuto come moglie e Piera Degli Esposti come segretaria, un Carlo Buccirosso che dimostra di essere qualcosa in più della spalla di Salemme nelle sue farsette da quattro soldi, un Flavio Bucci di sottile istrionismo e un Giulio Bosetti somigliantissimo a Eugenio Scalfari. Luca Bigazzi si conferma come il miglior direttore della fotografia italiano della sua generazione con i suoi quadri iperrealisti e il montaggio di Cristiano Travaglioli mantiene alto il ritmo fino alla fine. Per me, una riprova di vitalità del cinema italiano che, talvolta, riesce ancora a pensare in grande.
voto 9/10
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Purtroppo Sorrentino si sta perdendo per strada...
Ciao Emil, l'ultimo suo film Youth l'ho trovato anch'io un po minore... e The young pope non ho voluto vederlo anche perché televisivo... forse non è un segnale molto incoraggiante
Neanche io anche se ne parlano un gran bene....bah!
Sono d'accordo con te: il migliore dei film di Sorrentino, l'unico che ricordo volentieri. Non ho amato gli ultimi, che risultano lontanissimi dalla mia visione del cinema, nella loro sfolgorante ma del tutto vuota bellezza. Non è, insomma, il mio regista!
Grazie Lilli, non sei l'unica a non aver amato l'opera di Sorrentino... La grande bellezza ha spaccato in due fronti la critica e anche gli altri film dividono molto i pareri. Il divo per me risulta uno dei migliori film sulla politica italiana degli ultimi anni, ma se non si è già tra i suoi ammiratori può destare anche molte perplessità
Il ritratto di Andreotti invece mi era sembrato acuto e convincente. Nei film successivi non solo non l'ho amato, ma ho detestato l'uso vuoto della sua notevole intelligenza e della sua vasta cultura (anche figurativa) per farne l' involucro scintillante di un contenuto che più vuoto non potrebbe essere. So che ha spaccato critici e spettatori. Io, fino a prova contraria, mi colloco fra coloro che non lo amano. Mi irrita, che ci vuoi fare? Ciao :)
Un buon prodotto ma con delle cose che non mi hanno convinto appieno, prima tra tutte l'ampollosità con cui hanno caratterizzato certi personaggi, secondo me radenti alla macchietta (Buccirosso/Pomicino e Popolizio in primis). Sorrentino si conferma un regista professionale sebbene dovrebbe far stilare le sceneggiature a gente più pertinente a quel ramo. Ciao :)
Grazie Ste per il commento... capisco i vostri appunti, sono cose che sono state rimproverate da più parti a Sorrentino... anche negli altri film. Io mi sono sbilanciato in positivo perché mi è piaciuta molto la regia de Il divo... poiché per me la regia è una componente fondamentale del film, tendo a perdonare altri difetti che pure ci sono indubbiamente... grazie ancora
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