Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
«È una mascalzonata», sibilò Andreotti quando vide in anteprima il film, insieme alla stampa. In seguito il senatore a vita si è ricreduto ed ha attenuato il proprio giudizio. Ed anche a me il film di Sorrentino, dal punto di vista del contenuto, sembra tutt'altro che una mascalzonata, ed è anzi, a suo modo, un gesto quasi d'affetto. Tanto le colpe di Andreotti (non parlo di reati, non mi compete, ma di responsabilità politiche) le conosciamo tutti, e quindi? IL DIVO mi è piaciuto molto, era il tipo di film che aspettavo da anni da un regista italiano. La conferma di un grande talento di regista sceneggiatore che sappia anche dirigere un film come Dio - che, sebbene non voti - comanda. Sorrentino si è scritto e diretto un film che potrebbe essere SALVATORE GIULIANO (e, come nel film di Rosi, fin dall'inizio è in scena un cadavere: quello dell'Italia) diretto con talento visionario e grottesco dal Martin Scorsese di CASINO: non c'è qui, la necessità di trovare un assassino, come poteva essere per il JFK di Oliver Stone, e quindi non interessa sapere se davvero Andreotti baciò Riina in una calda giornata d'estate. Il film è più filosofico: importa sapere se, come dice il senatore a vita, davvero l'Italia si è fatta prendere per il naso, per anni, dal referente della mafia, ma anche se, come dice ancora Andreotti, i delitti commessi in nome del potere sono giustificati dalla necessità di garantire al Paese l'ordine che l'ha, bene o male (più male che bene) governato per circa cinquant'anni. Sorrentino ci propone il ritratto di una Sfinge italiana e alla fine la domanda che mi sorge spontanea (come avrebbe detto Lubrano) è: abbiamo votato per cinquant'anni Andreotti e da quindici votiamo per Berlusconi. Ma perché? CAPOLAVORO.
Eccezionale, addirittura più bravo che in GOMORRA.
Il miglior regista che abbiamo in questo momento in Italia. Un grandissimo talento.
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