Regia di Olivier Marchal vedi scheda film
Anzitutto ringrazio Inside Man per avermi segnalato questo emergente regista francese. E' un bel thriller poliziesco, che si riallaccia ad una tradizione tipicamente francese che, per mano di talenti come Clouzot e Melville, ha saputo coniugare il genere (noir) con l'introspezione psicologica e la riflessione esistenziale, concedendo particolare attinzione a personaggi, stati d'animo ed atmosfere, più che alla narrazione (comunque avvincente). E penso che sia proprio questo l'aspetto più riuscito del brillante film di Marchal: la finezza della regia a dispetto di una sceneggiatura di buon livello, ma con qualche lacuna e troppi passaggi abbozzati. Si tenta la riflessione su temi alti come il Male, Dio, il senso di colpa, il lutto, il passato che ritorna, il desiderio di vendetta, il riscatto, la redenzione, fino alla corruzione nel mondo della polizia. Spunti interessanti, ma non del tutto sviluppati. Il personaggio della moglie di Louis, in particolare, mi pare un po' sacrificato; la conseguenze di tutti i vuori dello script è un finale un po' discutibile (un vero pugno nello stomaco). Ideologicamente, penso che questo film si collochi a destra. Dicevo dell'ottima prova registica: non mi riferivo tanto al ritmo, alle scene d'azione, ai virtuosismi, perchè da questo punto di vista lo stile di Marchal è diligente e trasparente. Mi riferisco invece alla capacità del regista di prendersi tutti i suoi tempi, di concedere spazio e tempo ai singoli personaggi, alle loro motivazioni residue, ai loro drammi, riscattando così in parte le opacità del copione: Marchal ci fa affezionare ai suoi personaggi, specie se outsider allo sbando (Luis, la bionda e Justine, tre anime in pena).
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