Regia di Olivier Marchal vedi scheda film
Un "polar" che ripropone schemi collaudati, ma li presenta sotto una nuova luce. La vita messa a fuoco da Olivier Marchal è fatta di carne molle e fragile, impotente di fronte agli attacchi del male, allo strazio del dolore, alla crudeltà della morte; è un'esistenza desolatamente individuale, circondata dal buio e dalla solitudine. L'irrecuperabilità del passato, della felicità e dell'amore perduti per sempre, si trasforma in ossessione: è questo il filo conduttore che, attraverso gli anni, tiene insieme le storie, il denominatore comune che unisce i personaggi, le vittime, gli assassini ed i poliziotti. Ed è questo l'elemento che collega i loro destini, al pari dello schema ricorrente che contrassegna tutti i delitti di un serial killer, e riproduce all'infinito la stessa situazione psichica irrisolta. Questo "noir emozionale" parla, inoltre, di un senso della giustizia che non ha nulla a che vedere con le istituzioni, e che non è neppure l'adesione ad un astratto codice morale; però, non è nemmeno, banalmente, una sete di rivalsa o di vendetta. È, invece, semplicemente, un imperativo ingiudicabile che parte dal cuore. "MR 73 – L'ultima missione" è un film solo apparentemente comune; in realtà, è diverso il modo in cui riesce a ferirci, e in un modo diverso chiede anche di essere guardato.
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