Regia di Olivier Marchal vedi scheda film
Un mesetto fa, al cinema, vedo proiettato il trailer de “L’ultima missione”, ultima attesa (perlomeno da me) fatica di Olivier Marchal. Con un amico commento che in Italia, oggi, un film del genere non lo si sarebbe mai fatto. Pochi giorni fa chiedo a un gestore delle poche sale nei dintorni della mia cittadina di provincia se ha intenzione di programmare “L’ultima missione”: mi consiglia di andare a Genova, perché, a suo dire, si tratta di un bellissimo film ma nessuno è andato a vederlo. Questa sera, in una sala che contava una quindicina di spettatori, mi gusto la proiezione. Credo che chi ama il “noir” possa trovare in questa pellicola francese motivi di soddisfazione. Certo non vale il precedente “36 Quai des Orfèvres” ma la distanza è poca. Al centro della vicenda Schneider, un poliziotto alla deriva, tormentato dalla colpa, osteggiato dai colleghi corrotti e sedotto dall’alcol. Al suo fianco Justine, giovane donna dall’infanzia spezzata. Una Marsiglia livida di pioggia fa da specchio all’animo del personaggio che si muove in un mondo brutto, sporco e cattivo dove l’etica lascia il posto al compromesso e alla menzogna. Non vi è redenzione alcuna ma speranza sì: una nuova vita viene alla luce mentre il Cristo sulla parete viene sporcato dagli zampilli di sangue per nulla innocente. Schneider deflagra e il “polar” rifulge. Non si tratta di un film perfetto, a taluni può risultare ridondante ed eccessivo ma a costoro rispondo che proprio in questo sta la sua forza; non importa se personaggi e situazioni sono già visti, importa il modo in cui vengono rappresentati. E’ un film intenso, cupo, disperato, ma è un film che vale la pena di vedere e i film, così come il mondo, si dividono in due categorie … ma questa è un’altra storia, o un altro film … che poi è la stessa cosa.
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