Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Gli attributi dell'organizzazione chiamata Stato sono essenzialmente tre; Territorio, Sovranità e Difesa, se viene meno uno di questi tre elementi, viene meno il concetto di Stato. Qualcuno potrebbe pensare che tali qualità manchino in paesi come lo Yemen o la Somalia, paesi molto lontani geograficamente da noi ed invece a neanche 200 chilometri a sud di Roma, vi sono intere zone dove l'autorità dello Stato è inesistente poichè ritiratasi da anni, dove il territorio solo nominalmente è parte dell'Italia e molti compiti di gestione e governo sono nelle mani di origanizzazioni criminali come la Camorra presente in Campania.
La Camorra nella zona della provincia di Napoli e Caserta è diventata in tutto e per tutto un'organizzazione sostitutiva dello stato stesso, con le sue regole e le proprie leggi, addirittura in zone dove ha le sue roccaforti come Scampia o Secondigliano, ha veri e propri compiti amministrativi come decidere chi deve abitare o meno in determinate case a seconda della fedeltà al clan di appartenenza, un sistema di welfare per le famiglia che hanno un loro componente in prigione e tanti piccoli compiti e lavori affidati a persone di varia età in cambio di entrate fisse, guadagnandosi così la loro fedeltà e minando sempre più l'autorità di uno Stato che quando interviene viene visto come un usurpatore e scombussolatore dello status quo. In altre zone della Campania come a Casal di Principe l'organizzazione criminale decide chi deve rubare e chi no, dando delle autorizzazioni specifiche.
Matteo Garrone partendo dal libro inchiesta di Roberto Saviano, decide di compiere un lavoro intelligente; rinuncia a fare una traspozione fedele dell'opera dello scrittore, decidendo invece di coglierne vari soggetti dei vari fatti di cronanaca narrati all'interno di esso e tirare fuori cinque storie di cinque persone di varia estrazione sociale che hanno a che fare con attività criminali, cominciando da Totò che a Scampia muove i primi passi nel mondo criminale, per passare a Don Ciro un contabile che porta la "mensata" alle famiglia con un parente in carcere, arrivando alle tristi storie di Marco e Ciro che compiono attività illecite per proprio conto causando problemi alla famiglia criminale che gestisce la zona ed infine un viaggio verso i piani alti con la storia di Pasquale, sarto di alta moda e quella di Franco (Toni Servillo), imprenditore che gestisce lo smaltimento illecito di rifiuti tossici a costi dimezzati.
Perseguendo l'intento di denuncia civile intrinseco al romanzo di Gomorra, Garrone con un montaggio alternato mostra i vari stadi in cui opera il sistema criminale con un'approccio secco e spartano stilisticamente, adoperando il dialetto napoletano (con le sue sfumture provinciali nelle altre zone della Campania) al posto della lingua Italiana, scelta che nonostante i sottotioli in Italiano, ha causato una forte opposizione verso certe frange di pubblico con vergognosi commenti anche razzisti ed ingiuriosi verso i Campani, che potete leggere nelle recensioni degli utenti su siti come filmscoop.
Il regista autore anche della sceneggiatura, adopera anche termini specifici del mondo della criminalità organizzata, per arrivare ad un nuovo neo-realismo. Gran parte degli attori (tolto qualche professionista come Gianfelice Imparato o Toni Servillo), sono presi letteralmente dalla strada come ad esempio il ragazzino che interpreta Totò, oppure reclutati direttamente dal mondo della criminalità organizzata come l'interprete del boss di Casal di Principe.
Garrone da una traccia ai suoi attori, cercando di coglierne la spontaneità nelle interpretazioni riuscendo perfettamente nel suo intento grazie anche alla capacità di entrare in sintonia con loro e dandogli le giuste indicazioni.
Sono figure vive, che potresti trovare benissimo in quei posti e quindi rende il grado di realismo estremo combinato anche ad un approccio cronachistico-documentaristico della macchina da presa. Non tutto è rose e fiori ovviamente, ci sono stati dei problemi con alti interpreti come per l'appunto Giovanni Venosa, il boss Casalese, che ad un certo punto credendosi un novello Robert De Niro ha causato problemi alla produzione nella sequenza finale di omicidio che conclude il film, insistendo sulla necessità della sua presenza in tale scena e alla fine Garrone ha ceduto e lo ha incluso (anche se è strano che un boss partecipi all'esecuzione di due persone che sono delle nullità) e quest'ultimo gli ha dato anche una consulenza tecnica abbastanza inquietante su "come si uccide un cristiano"; ad oggi come alcuni attori del film è al fresco condannato a 13 anni di carcere perchè chiedeva il pizzo ai commercianti.
Dalla manovalanza all'imprenditoria più alta esercitata con fare ed arte teatrale da un perfetto Toni Servillo, la Camorra ha conquistato ogni spazio e settore sociale, arrivando anche ai piani alti e mescolandosi così alla legalità diventando di fatto indistinguibile dal resto.
Due soli leggi contano in Gomorra; i punti (cioè i morti) e i soldi, i primi portano ad ottenere rispetto e timore nella popolazione locale e nella parte avversa, mentre i soldi sono la benzina che fa girare il motore dell'economia criminale e consente di andare sempre più in alto; la criminalità organizzata quindi non si sottrae alle regole del Capilasmo, ma forte della totale assenza di rispetto di ogni legge dello Stato, punta in modo aggressivo a fare sempre più soldi a costo anche di sacrificare improvvisamente persone che fino al giorno prima si chiamavano amici (vedere la brutale sequenza inziale di omicidio nel solarium, oppure il doloroso addio tra Totò ed il suo amico di una vita che decide di passare agli Scissionisti mettendosi così contro il Clan Di Lauro), perchè quello che conta è da che parte ci si schiera, stare nel mezzo significa morte certa in quella che è a tutti gli effetti una guerra civile dove l'autorità Statale arriva dopo del dopo, quindi serve soltanto a portare via il cadavere all'obitorio.
Non c'è possibilità in queste zone di sfuggire al sistema, nè di opporsi ad esso creandone uno alternativo; la concorrenza criminale viene brutalmente repressa da chi esercita il potere in tale zona da anni.
Ad oggi Gomorra di Matteo Garrone, risulta essere in effetti l'unco film Italiano a cui mi sento sicuro di dare il massimo delle stelle e dei voti, portandolo quindi a capolavoro assoluto del cinema e migliro film italiano degli ultimi 40 anni. E' una pellicola totalmente diversa dai film americani come i Bravi Ragazzi di Scorsese o i gangster postmoderni alla Pulp Fiction di Quentin Tarantino, che sono killer che parlano parlano e poi forse sparano; in Gomorra si spara, poi forse dopo si parla; lo sguardo di Garrone e la narrazione più che rifarsi alla struttura di Pulp Fiction come qualche critico ha detto, è più vicina alla coralità di un Robert Altman che dalla molteplicità corale dei personaggi, riusciva ad estrapolare tutta l'analisi sociale necessaria.
Vincitore del Gran Prix della giuria a Cannes e purtroppo non nominato agli oscar per via di una giuria miope, ad oggi è il più grande successo di Garrone ai botteghini, facendo nascere un franchising che oggi prosegue con una serie TV giunta alla terza stagione e vari film nati sulla scia dei libri di Saviano sempre e tema criminale.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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