Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
"Dopo aver visto decine di morti ammazzati,imbrattati del loro sangue che si mescola allo sporco,esalati odori nauseabondi,guardati con curiosita' e indifferenza professionale,scansati come rifiuti pericolosi o commentati da urla convulse,ne ho ricavato una sola certezza,un pensiero tanto elementare che rasenta l'idiozia: LA MORTE FA SCHIFO...."
Lo stralcio tratto dal best-seller di Saviano dice tutto eufemisticamente sul "gioco" della morte,gia' perchè nelle terre di GOMORRA la morte non è l'orrenda signora con falce e palandrana alla Ingmar Bergman,e nemmeno una finestra su un altro mondo,neanche un evento funesto e doloroso.In queste terre grigie di cemento,livide di storia buia, la MORTE è un gioco:scaricato a suon di proiettili su giubbini "antitali" per "abituarsi" alla paura di essa,un qualcosa di quotidiano,emblema di un paradigma di potere che trova lo sfogo in cadaveri insaguinati sui selciati.Non era semplice realizzare un film da un libro come GOMORRA,cosi' complesso e stratificato,ricco e pompato di antiretorica criminal mai fine a se stessa.Un enorme documento di denuncia che accoglieva insieme reale e forma di romanzo,il cui autore a "causa" delle sue pagine è stato costretto ad una forma coatta di "autoesilio".Garrone detiene l'enorme merito di rendere quelle pagine delle immagini:senz'anima certo,come i protagonisti del film,automi italici di un nuovo millennio sacrificato ad un edonismo che si fonde alla bramosia di potere.Il film di Garrone parla a noi con la potenza funesta di corpi sanguinanti e casermoni "aerospaziali",di quelli da romanzo di fantascienza,ma un orribile fantascienza,sospesa nello spazio di un mondo criminoso,intriso da atmosfere cupe,le "Vele" di Garrone assumono una forma grandguignolesca,una sorta di girone dantesco,le cui anime dannate sono vittime della storia,quella di un sud dimenticato dallo stato,e divenuto regione anti-stato.GOMORRA è un pezzo di antropologia,un inchiesta sul crimine col piglio documentaristico,tutto va oltre il semplice gioco filmico ed è carattere di crimine,abuso e follia.Gli attori sono quelli "veri",interpretano se stessi,parlano ad una telecamera a mano nel modo piu' semplice di cogliere l'essenza di una recitazione mai cercata,ma pura e naturale,sgombra da ogni formalismo artistico e attoriale,e teso piu' ad una forma di "neo-neorealismo".Un enorme opera del teatro della "MORTE" o dell'automia,richiamante alla mente il cinema di Scorsese(grande estimatore del film) coi suoi riotti di sangue,e il cinema italico neo-realistico,ma non piu' romantico,poetico o didascalico,GOMORRA entra nei nostri occhi come un irritazione lacerante,insopportabile da osservare,ma veritiera nella sua indecenza criminale,un opera enorme e indissolubile,registicamente autonoma e magniloquente.Garrone fa parlare cinepresa e attori nello stesso linguaggio,tutto è parte di un humus unico,tra monnezze,uccisioni, sarti e santi di gesso,c'è un cocktail miscelato perfettamente,sul malaffare atavico i cui figli emulano Tony Montana,e finiscono "bennati" sulla sabbia,Gomorra è l'esempio di un estetismo,non edulcorato,ma macchiato di funereo e senza speranza.Un film unico ed eccezionale che non si ferma al comune osservare e sentire,ma va oltre,spaccandone le coscienze in immagini buie e tetre,lente quando a parlare è il sangue di uomini divenuti manichini.Opere rilevanti come queste rimangono indefinibili per la stupenda compatezza,per il modo asfittico con cui raccontano storie VERE di un Italia dolorosa e lacerata,dove sembra di stare in un film ma purtroppo è vissuto reale.....
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