Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Ho percepito l'eccessivamente recitato. Storie intrecciate a pescare in una realtà (pur)troppo conosciuta.
E col senno di poi, abbiamo constatato tutti come la camorra abbia addirittura adottato il film come sponsor ufficiale delle proprie “imprese” vantandosi di aver favorito le riprese e di essere intervenuta con “consulenze accreditate”.
I due scarface in fasce, dalle gesta telefonate più d'un cinepanettone, rappresentano l'apice di questa messa in scena che vuole “acchiappare” spettacolizzando il disagio e l'orrore casareccio made in Italy. Le altre storie stereotipizzano, tutto sommato, a grosse linee guarnendosi d'immagine e schematizzandosi addosso.
Ed allora ecco il sarto che insegna ai cinesi lusingato dal guadagno facile, il ragazzetto di bottega che porta la spesa a domicilio e guarda ad occhi sgranati lo sfacelo attorno come se fosse cresciuto ai Parioli fino al giorno prima, il rottamatore di scorie che concima il territorio (altro che Bertolaso...), estremi che si toccano in un quotidiano degrado e che fanno gridare allo scandalo noi bravi condomini che paghiamo le tasse ed aiutiamo la vecchina ad attraversare la strada.
Tutto vero ma fin troppo artefatto.
Il Gomorra parola stupisce senza bisogno d'immagini, atterrisce con una storia, con tante storie, di “ordinaria follia”. La parola incide oltremisura, basti il recente esempio televisivo di Vieni via con me.
Il Gomorra film si compiace. Troppo.
Da qualsiasi angolazione venga visualizzato.
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