Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Non me ne aspettavo molto, ma è stata ugualmente una delusione, sia come resa cinematografica (non oso neppure dire artistica) sia come efficacia di denuncia, che poi è stato un tema ricorrente nei giudizi sul film. Un inizio volutamente incomprensibile (per esprimere il mistero, l’agire nell’ombra?) perché buio, che diventa appena visibile per offrirci una serie di omicidi a freddo; gli omicidi continuano per tutto il film come in un telegiornale, alternati a tanti PP di un profilo che si accende una sigaretta o fuma (immagini di connivenza indifferente?). Le storie sono quotidiane, a Napoli come in molti altri paesi del mondo, di destra o di sinistra, di oriente o di occidente, democratici o dittatoriali. Qualcuno critica ferocemente il film perché “i panni sporchi si lavano in casa”; lo si era già detto fin dal neorealismo (con il fascismo non ce n’era occasione perché film di denuncia esplicita non si potevano fare) e, in USA, per Fronte del porto; scene di violenze e di illegalità impunite dominano nelle cinematografie di quasi tutto il mondo, non sono queste a dare un’immagine negativa di un paese. Anzi, una efficace e coraggiosa denuncia andrebbe a merito di chi la fa e del paese che la consente e del popolo che la apprezza. La questione è semmai se questo film compie veramente una denuncia efficace e coraggiosa; a me non pare affatto: un racconto confuso di vicende che ogni giorno giornali e telegiornali raccontano e documentano con maggior immediatezza e in modo più raccapricciante, e spesso per fatti molto più gravi, come l’omertà di tutta una popolazione a favore di camorristi e contro le forze dell’ordine. Si può fare denuncia efficace in molti modi anche solo per cenni, ma qui io leggo solo una fredda ricerca di effettini o effettacci scopiazzati dal peggior Scorsese o da altri registi di successo. Forse unica scena artisticamente “bella” (quella che mi fa dare due stelle ad un film cui altrimenti ne avrei data una sola) è quella, celebre e riprodotta sempre, dei due giovani camorristi che hanno trovato e rubato le armi di un clan e sparacchiano in acqua fantasticandosi eroi della malavita, moderni Scarface; dubito comunque che due ignoranti piccoli malavitosi conoscano e ammirino Scarface e che lo prendano a modello. Nei commenti elogiativi che ho letto non ho trovato nulla che mi aiuti ad apprezzare il film; semmai qualche suggerimento per osservazioni ironiche..: la “polifonia muta”, tratta dal titolo di un quadro di un pittore contemporaneo e adatta a suggerire l’impressione di un quadro (che può dare una senzazione polifonica pur essendo ovviamente muto) fa sorridere se applicata ad un film sonoro in cui si parla in un dialetto così stretto da aver bisogno di sottotitoli per comprenderlo (altro elemento negativo del film; che lo avesse già adottato Visconti non è una giustificazione); il “grigiore di un presente esangue” (preso da un commento giornalistico ad una poesia?) suona addirittura umoristico (cinicamente, se pensiamo che è riferito a una situazione reale) di fronte all’abuso di sangue che colora il film… Per limitarmi sempre solo al più valutato commento positivo del sito, non so cosa significhi “l’antinferno suburbano”, dato che l’unico antinferno che conosco era riservato a coloro che non fanno scelte, che non agiscono né bene né male; “sono assenti fughe estetiche (altra citazione da internet?), non si indugia sulla trasfigurazione o l'interpretazione intellettuale: si mostra con urgenza la verità […]. Senza alcun riscatto dell'arte”: sarebbe una lode? È vero, l’arte è sempre trasfigurazione e interpretazione; e qui si ammette e si loda il fatto che non sia arte, a favore della verità. È vero che non c’è arte in questo film, ma c’è una evidente velleitaria continua ricerca di effetti artistici, riconosciuta dai molti che (come film.tv) citano Scorsese o addirittura (del tutto a sproposito) Altman; lo conferma anche “lo stile documentarista a tratti iperrealista, la macchina a spalla, i campi stretti, le sfocature”, di cui parla sempre Aides…
Anche per rendere la verità, o per esprimerla meglio, può essere necessaria l’arte: la terribile situazione di fame generalizzata del nostro medioevo è stata resa in modi molto più efficaci e convincenti dalla “fiaba” di Pollicino abbandonato nel bosco dai genitori che non da tante documentate ricerche storiche. Quanto all’efficacia, all’impegno per un rinnovamento culturale e sociale, credo che abbiano contribuito a superare pregiudizi e abusi e ingiustizie sociali film (“artistici”, non documentari) di De Santis, anche quelli solo apparentemente meno impegnati come Giorni d’amore (che hanno ridato alla tv in questi giorni per un cambio imprevisto di programmazione), giustamente definito da film.tv “fiaba tutt’altro che evasiva”, che non tutta la caotica violenza, oggi abusata, di questo o di altri film simili, che servono semmai, quando sono visti, a provocare imitazione da parte degli imbecilli.
Ma ho già dedicato troppo tempo ad un film che non lo merita.
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"Ma ho già dedicato troppo tempo ad un film che non lo merita."...
ciao,non so' se hai letto la mia opinione in merito a questo film ma,il tuo finale della recensione mi e' sembrato appropriato,simile a quello che avrei potuto dire alla fine della mia,di recensione!
Saluti e buona continuazione.
E perché io dovrei dedicare il mio al tuo commento che (come altri) ne merita ancor meno? E sia, almeno facciamo "dibattito". Oltretutto mi hai chiamato in causa e devo rispondere. Innanzitutto hai frainteso (e cosa non hai frainteso ahimè) sull'incipit. "Polifonia" viene dalla teoria del romanzo, non dalle belle arti, è "muta" per creare ossimoro, e si riferisce al fatto che il film presenta una serie parallela di situazioni e vicende (di quadri sì, ma il termine quadro è legato al montaggio, che serializzando il lavoro della cornice, come ben saprai, non riproduce totalità, ma frammenti di ciò che viene tagliato, realtà, vita, spazio e tempo ecc...-sembra quasi che Garrone abbia fatto tesoro della lezione di Pasolini sul montaggio..), in cui la parola ha il minimo peso: Gomorra si basa su immagini. Bisognerebbe saper distinguere tra i film di parola e quelli d'immagine, cara (o caro boh) luisasalvi, al di là del sonoro. Anche Psycho è un film d'immagine, quasi muto, come 2001 e altri. Più "voci mute", così come il film, esteticamente, esprime in silenzio. Se avessi letto attentamente il mio commento avresti notato che in un punto parlo del fatto che il "mistero giganteggia", molto è taciuto come nella realtà, la parola non è veicolo per spiegazioni didascaliche. Vediamo un serie di frammenti rivolti allo sguardo, ed è l'occhio, prima dell'orecchio, che deve ricollegare, dare unità a ciò che è diviso, estrapolato. "Muta" allude anche al fatto che la materia del film parla di silenzio, e del nostro silenzio, e quasi dell'inutilità della parola dinnanzi all'orrore. Sui sottotitoli non commento davvero. Per passare oltre, il termine "antinferno" allude all'eterna attesa di un riscatto, da sempre frenato dalle forme del suburbano, e peggio del subumano, quali condizioni sociali morali e storiche, e non solo. L'inferno non è ancora venuto (a buoni intenditori....). Tutto il mondo è un antinferno. Paralisi. Su "esangue" mi commetti una più banale ingenuità (e mi viene il dubbio che le tue critiche siano pretestuose)..ma come, se scorre sangue vorrà pur dire che esso finisce per strada no?? Esangue Dentro, non Fuori. Forse si parla di anima? Di grigiore, come è grigio il colore dell'impotenza, delle catene. Gomorra è un film gelido. Un po' di fantasia, non siamo alle scuole medie. "Fughe estetiche" ti sembra una citazione perché non sai cosa possa significare, forse non avrai mai sentito il bisogno di interiorizzare sia il termine "fuga" che il termine "estetica". Non è un problema. In ogni caso non vuol dire che manca l'"Arte" in Gomorra (ma siamo fuori??), chi lo ha mai detto??. Però un conto è lo Stile che riscatta (ad es. Kubrick), un conto è la "neutralità" espressiva che media il meno possibile con la materia e l'oggetto trattati. Le sfocature e la macchina a spalla, i campi stretti ci sono, ma vengono posti con finezza e funzionalità massima, non marcano un carattere autoriflessivo della scrittura filmica, non si pongono come manifestazione tecnica o "effetto", come dici tu. L’urgenza e l’aderenza concreta muovono la forma, non lo slancio, ideale, umano, irrazionale, mitico e mistico che sia. Direi che Garrone è stato leggero e incisivo allo stesso tempo, e abbia offerto una prova di regia notevole se consideriamo il panorama (antinferno-esangue) del cinema nostrano. Tutto ciò risalta alla luce di quella che è la finezza massima, l'allegoria (sempre suggerita, appena percettibile). Là dove, senza sbandieramenti, Gomorra sembra alludere ad "altro", compie un definitivo salto di qualità. Non dico dove. Ci sono le immagini, e spero, gli spettatori che le sappiano vedere. Per me non è un'opera epocale, ma un film di cinema significativo. E non è poco. Se la mia risposta non è chiara possiamo continuare , ho scritto velocemente perché non ho tempo, (o meglio, il tempo non ha me), ma troverei altre parole per un un discorso che è lampante e che può essere soltanto intorbidito se "letto", come superficialmente fai tu, in chiave "ironica". Saluti
rispondo a chribio brevemente: sì, ho letto la tua opinione, come tante altre, e volevo commentarla, ma poi ho perso troppo tempo a scrivere la mia, dove del resto credo di aver in parte commentato la tua: condivido il giudizio negativo sul film, ma non i motivi; sono convinto che un buon film di denuncia dei mali di una società faccia del bene alla società stessa e provochi ammirazione e non critiche all'estero. L'hanno già detto in molti, a commento della tua opinione.
più difficile e lungo sarebbe rispondere ad aides; ti ringrazio per il tempo che hai voluto dedicarmi, ma fatico a cogliere il senso dei tuoi testi e rischierei di sentirmi dire ancora che ti ho frainteso. Un'opera d'arte può anche essere molto difficile da capire e da apprezzare ed essere ugualmente un capolavoro, ma un commento alle opere deve essere chiaro ed aiutare a capire ed apprezzare l'opera (o spiegare cosa e perché non la si ritiene meritevole). La polifonia, per esempio, è ovviamente un termine musicale, e come tale è usato nella quasi totalità dei casi, se controlli su qualunque dizionario o su internet; quanto a "polifonia muta", oltre a te, in internet lo trovi solo come titolo di un'opera figurativa del 2002 di Renda. Tu la introduci parlando di cinema, poi mi dici che viene dalla teoria del romanzo, e pensi che gli altri debbano saperlo; ci aggiungi muta "per creare ossimoro"; gli ossimori esistono, si colgono, si esprimono, ma crearli mi pare pretesa artificiosa, tanto più in un commento, che dovrebbe aiutare a capire un'opera, non a confonderla ulteriormente. Averi da dire ancora molto già solo su queste prime parole; tanto altro su tutto il resto. Ne verrebbe forse un bel dibattito, ma entrambi abbiamo poco tempo e scegliamo due approcci molto diversi. Mi auguro che capiteranno altre occasioni di dibattere, quando avremo più tempo e su un film che interessi entrambi.
Grazie comunque per l'impegno...
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