Regia di Matteo Garrone vedi scheda film
Ho letto "Gomorra" di Roberto Saviano nei giorni immediatamente successivi alla sua uscita in libreria e, lo dico con sincerità, non mi ha mai del tutto convinto. Non mi è piaciuta la parte romanzata, che ho trovato velleitaria e un po' presuntuosa; mi ha lasciato perplesso la parte documentaristica, che secondo me, oltre a non rivelare nulla di davvero nuovo da un punto di vista giornalistico, soffriva anche di parecchi errori ed imprecisioni. Il vero pregio di "Gomorra" è indiretto e non collegato al suo valore letterario: il grande (e per certi versi inesplicabile) successo del libro ha avuto l'enorme ed importante merito di accendere i riflettori su una piaga sociale che si è consumata per anni nell'indifferenza totale dei grandi media, dell'opinione pubblica e, ahimé, dei vari governi che si sono succeduti alla guida del paese. Partendo quindi dalle mie perplessità nei confronti del libro di Saviano, è facile comprendere come mi sia accostato con un pizzico di diffidenza alla sua versione cinematografica. Diciamo innanzitutto che il film di Garrone ha un merito indiscutibile, quello di staccarsi dalla sua matrice letteraria per porsi come un'opera a sé stante, con caratteristiche e dignità proprie e la capacità di camminare sulle proprie gambe, anche a prescindere dall'ingombrante matrice. "Gomorra" è un film asciutto, essenziale, crudo come si conviene ad un "romanzo criminale", ben recitato e girato in maniera convincente. Eppure l'ho trovato irrisolto. Il film riprende la struttura sfilacciata del romanzo, con vari episodi paralleli che non s'intersecano fra loro ma che si stagliano sul medesimo sfondo della degradata terra di nessuno sospesa tra la periferia di Napoli e la provincia di Caserta e probabilmente eccede nel mettere troppa carne al fuoco senza avere la possibilità di portare a compimento i tanti filoni narrativi che restano inevitabilmente appesi ed inconcludenti. L'ovvia conseguenza è che "Gomorra" è una pellicola senza una vera trama, senza un inizio e senza una fine e ricordiamoci sempre che non stiamo parlando di un documentario, ma di un film, iperrealista quanto si vuole, ma comunque un'opera narrativa, con la minimale ma importante missione di RACCONTARE UNA STORIA, cosa che, mi duole dirlo, nella pellicola di Garrone avviene solo a sprazzi. "Gomorra" è sicuramente un prodotto interessante e ben girato, che può essere il vero punto di partenza per la carriera di un grande regista (che in Italia attendiamo da una vita), ma, diciamolo sinceramente, non è il capolavoro che molti hanno frettolosamente descritto sull'onda emozionale del grande successo del romanzo e della relativa beatificazione di Roberto Saviano. Di "film di malavita", anche più belli e meglio girati di "Gomorra", in America ne fanno almeno un paio all'anno senza tanti clamori. In definitiva un buon film, ma, per quanto mi riguarda, decisamente sopravvalutato: voto sufficiente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta