Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film
Ruggisce ancora il vecchio leone Montaldo (classe, autentica, 1930), tornato al cinema tanto, troppo tempo dopo l’irrisolto Tempo di uccidere. Per farlo ha scelto di recuperare un progetto su Dostoevskij, vita e opere, da un’idea di Andrej Konchalovskij poi messa su carta da Paolo Serbandini e rimasta nel cassetto tanti, troppi anni. Non una biografia sul personaggio ma quasi un omaggio, con sfarzo e con gusto, alle sue passioni, rincorso dai debiti di gioco e dal caos per nulla calmo della coscienza di ex cattivo maestro. C’è da buttare giù l’ultimo capitolo e bisogna fermare il sangue dei rivoluzionari che preparano le bombe. Passioni che sono anche quelle del regista, la libertà di pensiero contro tutti i terrorismi, di ieri e di oggi. «Vorrei far tornare la voglia di leggere i suoi libri»: missione compiuta. Cinema didattico ma non scolastico, rispettoso, credibile. La prigionia in Siberia, la malattia, l’amore per la giovane stenografa che lo aiuta a scrivere d’impeto. E anche i palazzi del potere, filmati tra San Pietroburgo e Torino, sfruttando le affinità architettoniche e la potenza produttiva della Film Commission. Le carrozze, gli effetti speciali, i costumi. Persino il nostro Steve Della Casa figurante parlante (doppiato). Miki Manojlovic, da Kusturica, ha lo sguardo sofferto e profondo dello scrittore. La Crescentini fa esercizio di misura. A.G.
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