Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film
La buona confezione, i validi protagonisti, la ricerca storica sul personaggio Dostoevskij, accurata e precisa: tutto questo funziona a meraviglia, in un film che però soffre di una certa lentezza (dopo una buona partenza, peraltro) e che può pure vantare la curiosa scelta di mettere in scena colui che finora ha solamente - o quasi - visto la scena dalla parte del creatore e non del personaggio. Sempre in equilibrio sul baratro della fiction, senza però mai precipitarvi dentro, Montaldo crea con mano sicura un buon 'romanzo' su uno dei più celebri romanzieri di sempre (aiutato in sceneggiatura da Zapelli e Serbandini). Il richiamo ai Demoni del titolo, però, appare francamente fuorviante: così come questi del film sono figli - rinnegati - del pensiero dostoevskijano, quelli del romanzo (che nulla ha a che fare con questa trama, seppure venga citato appunto nel titolo) sono quanto di più lontano dalle idee politiche e filosofico-morali dello scrittore, il marcio della società che veniva a galla nelle nuove generazioni. (Del resto questi demoni si rifanno concettualmente alle prime opere di Dostoevskij, mentre i Demoni è uno degli ultimi suoi lavori, quando ormai il suo pensiero era completamente cambiato).
Lo scrittore Dostoevskij, impegnato nel terminare Il giocatore in pochi giorni per pagare i propri debiti, viene convocato da un ospite del manicomio locale. Pur scettico, ascolta l'uomo raccontargli di un prossimo attentato contro il granduca. Dati i suoi trascorsi sovversivi e la grande stima che i rivoluzionari hanno in lui, lo scrittore è l'unico che può fermare il gesto.
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