Regia di Fernando Arrabal vedi scheda film
Un bambino rimane orfano di padre, giustiziato dalle milizie di Franco in quanto comunista, e cerca di colmare il vuoto con fantasie erotiche e violente.
Viva la muerte! è l’esordio di Fernando Arrabal – che si firma solamente con il cognome sui titoli di testa – come regista; già noto in qualità di poeta e drammaturgo, fondatore con Alejandro Jodorowsky e Roland Topor del movimento teatrale Panico, finalizzato allo shock dello spettatore, Arrabal si cimenta qui come autobiografo raccontando anche in veste di sceneggiatore la storia di un bambino senza padre (anche il genitore del regista venne incarcerato dal regime franchista) cresciuto fra sogni di riscatto, di sesso e di violenza. L’idea di cinema del Nostro è un po’ troppo bislacca per riuscire a lasciare in qualche modo il segno; di questa pellicola si ricordano comunque i tentativi – tutti impietosamente vani – di scandalizzare o addirittura traumatizzare con sequenze inutilmente crudeli (la decapitazione di un insetto, lo squartamento di un vitello) e, unica nota senza dubbio positiva dell’intero lavoro, i titoli di apertura animati dalla felice mano di Topor corredati dal memorabile tema del film composto da Jean-Yves Bosseur. Fra gli interpreti mancano nomi di richiamo e, al di là di ciò, il piccolo protagonista Mahdi Chaouch non convince: sarà la sua prima e ultima prova sul set. 3,5/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta