Regia di John Guillermin vedi scheda film
La storia di King Kong mi fa impazzire. E' davvero bellissima e densa di significato. Come Dracula ha a che fare col nostro essere ancestrale che riemerge dalle profondità dello spirito in cui ci illudiamo di averlo relegato una volta e per sempre; con la coscienza collettiva e si sposa a meraviglia con il Grande Schermo. Entrambe le figure sono ispirate alla fiaba de 'La bella e la bestia'. Dicono che questa sia una brutta versione ma non sono completamente d'accordo. Forse perché l'ho visto da bambino e l'ho rivestito di quella magia con cui ero ancora in contatto. Crescendo, nonostante sia riuscito a riconoscerne i difetti il piacere di vederlo non si è smorzato e per varie ragioni. Il commento musicale mi si è impiantato dentro. Funziona sia nei toni romantici che in quelli misteriosi. Jessica Lange è stato una bella rivelazione. Interpreta una tra le più belle incarnazioni di Marilyn con un tocco di Grace Kelly. Fantastica. Sembra svampita ma non lo è. Semmai è sessualmente disinibita ed intellettualmente emancipata con una sensibilità ecologista e naturista spiccata che giustifica alcuni dialoghi aparentemente strampalati ma utili a motivare la suggestione di una sintonia con l'animale. Sicuramente la sceneggiatura è sgangherata. Ma Rambaldi ha fatto un buon lavoro. La prima apparizione di King Kong e l'interazione con la Lange non sono male. La scena del bagno sotto la cascata è un bel ricordo. Ho apprezzato le inquadrature dei paesaggi naturali che sono il vero protagonista di questo mito contemporaneo. Mi piace la messa in scena del primo incontro con gli indigeni, più che nel King Kong originale e più delle esagerazioni orrorifiche del film di Jackson. Mi piace il soggetto che affronta il tema dell'avidità capitalistica con l'ansia metaforica del petrolio. Mi piace Jeff Bridges con un look quasi scimmiesco e atteggiamenti da sessantottino. La conduzione dell'ultima parte è la cosa che gradisco di meno, che mi appare più difettosa. Bella, però, l'idea di giustapporre il profilo di Manhattan con quello della giungla nel ricordo della bestia. Giungla d'asfalto. Le ultime immagini sono significative e, a tratti, anche commovente. Il vero mostro è la società umana. E' un mito ancora in gioco, che ha ancora tanto da esprimere e la sua versione definitiva non è ancora stata fatta.
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