Regia di Alex de la Iglesia vedi scheda film
E’ un film intellettualoide che fa ampio ma anche arido sfoggio di cultura scientifica, in questo caso matematica ma con escursioni anche in filosofia, antropologia e criminologia, in modo didattico con pretestuose e noiose interconnessioni con gli eventi delittuosi. La trama possiede molti spunti interessanti e l’idea di fondo era valida, ma è la sceneggiatura che lascia alquanto a desiderare. Anche il giovane protagonista, monocorde e mono-espressivo (Eljiah Wood), ossessionato e dall’intelligenza sopra la media ma poco applicata nella realtà, che quando cammina urta in continuazione le persone non badando al mondo che lo circonda, sempre agitato e frenetico e sconclusionato, viene a noia. Quasi tutti i protagonisti sono fuori di testa, come se per i profili caratteriali si fossero ispirati ad un manuale di psicologia clinica, ed inoltre sono andati piuttosto pesantemente nel proporre i picchi degenerativi psicopatologici cui possono pervenire i superdotati e maniaci della logica e del ragionamento astratto fine a se stesso. L’unica che si salva in tutti i sensi e che ha anche i simbolismi giusti, non matematici ma somatici, è l’infermiera (Leonor Watling) amica innamorata del giovane protagonista (Wood), l’unica che sappia sorridere e dotata di vitalità ma non riuscirà nell’ardua impresa di far vivere ed interagire nella realtà oggettiva i suoi interlocutori intellettualoidi, che preferiscono le sfide arzigogolate del mondo astratto, nel quale continuare a masturbarsi mentalmente. Nonostante alcuni argomenti e trovate di valore ed impegno che contiene, il film finisce per annoiare e non coinvolge più di tanto. Voto finale insufficiente: 5
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