Regia di Merian C. Cooper, Ernest B. Schoedsack vedi scheda film
Uno dei primi gioielli del cinema fantastico sonoro, indubbiamente molto più suggestivo dei vari remake, fra cui il deludente aggiornamento di Peter Jackson. Rivisto oggi a quasi un secolo dalla sua uscita, questo "King Kong", diretto dalla coppia di artigiani Cooper e Schoedsack, può essere davvero considerato un capolavoro? Se ci si ferma all'impatto che può avere su uno spettatore attuale, che nel frattempo ne ha viste di cotte e di crude, la risposta più semplice potrebbe essere "No", ma in realtà bisogna cercare di tornare ad un impatto emotivo differente, quello di uno spettatore del 1933 che di effetti speciali era completamente a digiuno e quindi aveva la possibilità di assistere a qualcosa di originale, unico e perfino rivoluzionario nel suo genere. In ogni caso, il film unisce al fascino degli effetti visivi una narrazione nel complesso avvincente, leggibile come metafora del mondo dello show business con il regista-demiurgo che vuole creare uno spettacolo di forte presa sul pubblico ma che abbia anche una valenza estetica ed artistica, non si perde in inutili lungaggini come quello di Jackson, é compatto ma anche straordinariamente efficace nelle scene ambientate sull'isola del Teschio e poi in tutta la parte finale. Nel cast ancora molto buona l'interpretazione di Fay Wray nella parte dell'oggetto del desiderio di Kong, ma anche Robert Armstrong nella parte di Denham lascia il segno; gli effetti di Willis O'Brien hanno segnato la storia del cinema, ma il film resta un'opera di artigianato a suo modo geniale, che merita un posto d'onore fra quelle pellicole che, pur non appartenendo al cosiddetto "cinema d'autore", hanno indicato nuove vie alla Settima arte in un momento in cui il linguaggio cinematografico non era ancora rigidamente codificato. E resta un'esperienza piacevole e coinvolgente.
Voto 9/10
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