Regia di Enzo G. Castellari vedi scheda film
Scritta dal regista insieme a Massimo De Rita, che è autore anche del soggetto in coppia con il produttore Galliano Juso, La via della droga è una pellicola che tradisce impietosamente il periodo in cui è stata girata: solamente negli anni Settanta infatti il nostro cinema si occupò di estrema delinquenza e malavita (dalla mafia alla prostituzione al terrorismo) in maniera tanto ossessiva e, soprattutto, tanto truce. Sbirri violenti sfidano banditi senza nulla da perdere, su un terreno sul quale si è smarrita ogni pur minima ombra di legalità; anche in questo caso l'obiettivo (stroncare un grosso traffico di droga dal Sudamerica) giustifica i mezzi, fino al punto di godere - nel finale - della spettacolare morte del 'cattivo' di turno: in film come questi nulla si risolve se non definitivamente, nessuna questione viene messa a tacere senza ricorrere ad ampi e drastici spargimenti di sangue. Fabio Testi è un protagonista realmente modesto e già meglio di lui se la cava il britannico David Hemmings, indimenticato interprete - fra le altre - di opere come Profondo rosso e Blow up; nel resto del cast non compaiono nomi degni di nota. Castellari - figlio di Marino Girolami - aveva già diretto altri lavori di stampo simile e con simili risultati; l'azione c'è ed è messa in scena adeguatamente, ma è la storia a fare sbadigliare. La colonna sonora è dei Goblin (ancora: Profondo rosso), ma non incide granchè. 3/10.
Un agente in borghese si fa arrestare di proposito per potersi inserire nel giro malavitoso che controlla il traffico di droga dalla Colombia. Il superiore che lo guida nella missione faticherà non poco a seguirne le tracce.
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