Regia di Lian Lunson vedi scheda film
Nel 2005 un gruppo di musicisti, alcuni stranoti, altri emergenti della scena musicale angloamericana - da Rufus Wainwright ed Antony agli U2 - si sono riuniti sotto l'egida del prodigioso produttore Hal Willner (chi lo conosce sa che stiamo parlando di un fenomeno fuori dal comune) per celebrare la musica di Leonard Cohen. Ne è uscito fuori questo documentario inevitabilmente celebrativo nel quale gli spezzoni di concerto sono intervallati da brani di intervista in occasione dei quali Cohen ricostruisce frammenti di vita (gli anni vissuti sul mare Egeo, quelli trascorsi in un monastero buddista) e genesi di alcune canzoni. Poesia, religione, politica e amore sono i temi intorno ai quali si sprigiona l'immenso talento del canadese, tanto da far risultare i suoi commenti risultano essere l'aspetto più interessante del film, peraltro di difficile valutazione sotto il profilo cinematografico. Quanto alle canzoni, se da un lato spiccano le versioni di Suzanne (Nick Cave), If It Be Your Will (Antony) e Chelsea Hotel Nº 2 (Rufus Wainwright), comunque - data la voce di Cohen - inferiori all'originale, dall'altro quelle di Anthem (Perla Batalla & Julie Christensen) e soprattutto I Can't Forget (Jarvis Cocker) sono del tutto trascurabili.
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