Trama
L’ungherese Johanna prodotto da Béla Tarr, è un esperimento molto ambizioso: un’opera lirica in panni moderni che sposta su una tossicodipendente i dolori di Giovanna d’Arco. Rischiata la morte per overdose la ragazza si scopre santa e indossato il camice di infermiera guarisce i suoi pazienti con il sesso. Nessun dialogo ma solo arie cantate sulle sinfonie di Zsófia Tallér; il risultato è a tratti straniante, anche se è sempre evidente, alle spalle, un’idea portante che fa del simbolismo la propria filosofia. Il finale espressionista dimostra che il regista Kornél Mundruczó ha classe da vendere. In alcuni momenti le sue visioni da incubo rasentano le inquietudini dell’horror, con gli spettrali lampi di luce della fotografia a illuminare la lotta disperata tra inquisitori e martire.
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Commenti (1) vedi tutti
per poter godere appieno di questa effettiva messa in scena dell'opera lirica della Taller, bisogna sapere ben predisporsi al suo tipo di scrittura, che attinge a piene mani alla musica classica colta contemporanea. molto straniante l'ambigua figura di Johanna, angelo sì, ma che emana costantemente una luce luciferina. vontrieriano.
commento di giovenosta