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Tekkonkinkreet - Soli contro tutti

Regia di Michael Arias vedi scheda film

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La recensione su Tekkonkinkreet - Soli contro tutti

di iosif
10 stelle

Questo capolavoro dell’animazione nipponica è diretto da un americano, Michael Arias, già nella lavorazione di Animatrix e Princess Mononoke. TekkonKinkreet è tratto dal manga del 1994 di Taiyo Matsumoto, ed è un’opera ai livelli di Miyazaki, Otomo o Oshii. La prima parte, nei ritmi e nelle musiche (qui dei Plaid), ricorda appunto l’incipit dell’Akira di Otomo, con le lotte fra bande rivali, gli inseguimenti su sottofondi tribali. Il contesto, la “Città Tesoro”, ricorda invece alcuni scenari caotici e fantastici di Hayao, mentre costumi e dettagli rimandano a quello che è probabilmente un riferimento comune, Moebius.

Aldilà dei riconoscibili punti di riferimento, TekkonKinkreet è un film unico e originale, il cui tema principale è il riconoscimento e il mantenimento dell’equilibrio. Equilibrio prima di tutto interno al film stesso, che riesce ad amalgamare parti metropolitane, scene d’azione, descrittive, riflessive, noir. Punti di vista che vanno dal particolare, la vita dei due piccoli protagonisti, all’universale, sapendo fare di ogni personaggio un simbolo, senza privarlo della propria individuale “umanità”.

Parlare di equilibrio in un’opera occidentale significherebbe assistere prima alla distruzione dello stesso, inteso come stato espressione della giustizia definita e certa, ad opera di un qualche agente disturbante che sarà combattuto e cancellato dall’eroe, restauratore della perfetta realtà iniziale. I protagonisti del film di Arias sono Shiro, Bianco, lo Yin, e Kuro, Nero, lo Yang, e si muovono, quindi, in un mondo dove convivono e si intrecciano due tensioni  dai caratteri sfumati. I personaggi sono delineati, tanto nel manga quanto nell’anime,  da un tratto grafico deciso ed infantile che mette in evidenza personalità e stati d’animo, attraverso l’immediatezza delle espressioni facciali e la scelta dei tratti somatici. La Città Tesoro è invece descritta in maniera decisamente più minuziosa nell’opera cinematografica, dove i dettagli appartenenti a diverse culture (elementi architettonici, statue di divinità, personaggi  di varie etnie) sono in sfrenata accumulazione, a creare il quadro perfetto per l’azione. Nella città si contrappongono poliziotti e yakuza, ciascuno investito da una morale che sembra discendere dalla coscienza della propria predestinazione.

La forza del film è nell’aver reso credibile una realtà in cui un uomo, subito prima di morire, può provare nostalgia per la persona che sta per ucciderlo, o dove ci si lascia trasportare dal vento come delle foglie, quando si è felici: ancora in equilibrio, l’elemento realistico e quello poetico.
Alcune opere, spesso orientali, riescono a portare messaggi e realizzazioni complesse in un modo che appare semplice, rendendo in maniera naturale le emozioni più diverse.

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