Regia di Enzo G. Castellari vedi scheda film
Uno dei capisaldi del poliziesco italiano, diretto in modo sicuro e con un ritmo che tiene incollati gli spettatori davanti allo schermo. Certo la trama non dice nulla di nuovo: abbiamo il solito poliziotto (un Fabio Testi assai convincente) che sfiduciato nei confronti delle istituzioni decide di vendicarsi contro una banda capeggiata dal marsigliese di turno che ricatta i commercianti. Nelle mani di Castellari e dei suoi attori, però, questa sceneggiatura risaputa e retorica funziona egregiamente. Resta inteso che i difetti non mancano a cominciare da alcuni attori che proprio non vanno oppure da alcuni dialoghi veramente fastidiosi. Il film tiene soprattutto sul piano della spettacolarità e va ricordato per tre scene: la prima (verso l'inizio) quando Fabio Testi viene scaraventato giù per un burrone con la sua auto; la seconda è la rapina alla stazione Tiburtina (anche se l'intervento ben poco credibile di Orso Maria Guerrini sembra da videogame); la terza è la vendetta finale nel covo della banda. Oltre a Testi vi recitano Renzo Palmer (anche il suo personaggio è poco credibile), Glauco Onorato (grande doppiatore) e Vincent Gardenia che recita una battuta cult: in seguito ad una rapina in banca andata male risponde al telefono "pronto? No la banca è chiusa, c'è una rapina. Chi sono io? Quello s... del rapinatore". Vi è infine un terzetto composto da Marcella Michelangeli (moglie dell'attore Lou Castel, ritiratasi dalle scene ai primi anni ottanta), Giovanni Cianfriglia e Massimo Vanni (presenza fissa nel genere poliziesco) veramente insopportabile. Grandi le musiche dei fratelli De Angelis.
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