Regia di Joris Ivens vedi scheda film
Valparaíso, grande città portuale del Cile, arrampicata sulle colline tra scale, funicolari ed ascensori, è un saliscendi affacciato sull'infinito, che è come dire la metafora della vita: con i suoi marinai, scaricatori e pescatori, con le loro mogli e madri ansimanti sui gradini, ed i cavalli da tiro sfiancati e destinati già giovani al macello, con l'acqua e il gas che non arrivano, questo luogo è un purgatorio di fatica e di miseria, ossia un'anticamera del paradiso. Più in alto si va, più grave è la povertà, e maggiore, di conseguenza, è la vicinanza al Dio del Cielo. Valparaíso è anche la città impossibile, con le sue case dalla pianta triangolare e costruite su ripide pendenze; una città sopravvissuta, nei secoli, a incendi, tempeste, terremoti, invasioni, saccheggi e massacri, eppure intessuta della leggerezza di un sogno infantile, tra leggende di pirati e gare di aquiloni, e la sua incrollabile, serenissima speranza in un avvenire più radioso.
Joris Ivens passa dal bianco e nero al colore, per assecondare il senso del tempo, mostrando ciò che negli anni cambia e ciò che, invece, rimane sempre uguale: da un lato il corpo, reso aguzzo e scabro dall'età, dall'altro l'anima, vivida e lucente, di un popolo di mare che vuole andare oltre, rimediando agli errori del passato.
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