Regia di Alessandro Di Robilant vedi scheda film
Vita e opere di don Luigi di Liegro, fondatore della Caritas diocesana romana.
Nel decennale della scomparsa viene ricordato un sacerdote che si battè per tutta la vita per i meno abbienti e gli emarginati sociali: don Luigi di Liegro. La moda di dedicare fiction televisive a personaggi religiosi è ormai consolidata e, anzi, data la vasta produzione di tali opere non si sa nemmeno più a chi ispirarsi per nuovi film: per quanto sia stato un grande uomo e un valentissimo prete, don Luigi non è però figura di vasto impatto nazionale, nè particolarmente originale o caratteristica. Esemplare, come tanti altri sono gli ottimi esempi rintracciabili fra i sacerdoti - e anche fra i non sacerdoti, ma in questo campo i produttori di film televisivi non nutrono molto interesse. Ed ecco quindi una delle due ragioni principali per le quali L'uomo della carità è stato snobbato dal pubblico per il quale era stato appositamente confezionato, tanto che Canale 5 ha dovuto abdicare e cedere a Rete 4 la trasmissione della seconda e ultima parte del lavoro, causa grave emorragia di ascolti la sera della trasmissione della prima. Secondariamente la pellicola è davvero modesta sul piano artistico: Giulio Scarpati è un protagonista appena sufficiente, la storia è traboccante di momenti patetici e buonismi eccessivi, al limite dell'inverosimile, la necessaria durata di 200 (100 + 100) minuti, perfetta per la doppia messa in onda, è oggettivamente esagerata per un racconto che non ha tantissimo da dire: la narrazione, inevitabilmente, si appesantisce e la sceneggiatura di Fabrizio Bettelli e Nora Venturini non regge il peso del mastodontico - almeno rispetto ai contenuti - metraggio del lavoro. Oltrettutto Alessandro Di Robilant come regista non brilla granchè. Nel cast anche Carlo Gabardini, Simone Gandolfo, Ugo Conti (in un ruolo drammatico...) e Chiara Gensini. 2/10.
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