Regia di Claudio Lattanzi vedi scheda film
Ovvero ZOMBI 5, per un film che colleziona più titoli da solo che quasi quelli di tutta la serie omonima: Raptors, Dark Eyes of the Zombie, L'attaque des morts-vivants (in Francia) e ancora Zombie 5: Killing Birds (negli USA).
Tutti questi stratagemmi commerciali per raccontarci la storia di un reduce dal vietnam che, giunto senza avvisare a casa, trova la moglie nel letto con l'amante e commette una carneficina: non solo sgozza moglie e compagno, ma pure i genitori di lei in procinto di riportare a casa il figlioletto neonato, che invece viene risparmiato dall'assassino (probabilmente convinto che sia figlio suo). Poco dopo commessa la strage, l'uomo viene assalito (chissà poi perché) da uno stormo di uccelli rapaci e vendicativi che gli cavano letteralmente gli occhi.
Vent'anni dopo ritroviamo il bambino scampato alla strage, che riconosciamo in un baldo giovanotto appassionato (guarda un pò) di uccelli, ed intenzionato a compiere una ricerca sul campo inerente una specie in via di estinzione.
Si forma una comitiva capitanata dal ragazzo e da una sua graziosa collega e studiosa (è Lara Wendel, molto nota negli anni '80, attiva anche con autori del calibro di Fellini, qui in un ruolo imbarazzante e pure doppiata malissimo). Si recano nei pressi della stessa villa ove avvenne la strage e scoprono che una maledizione si annida tra le foreste che la circondano, mentre un uomo cieco dal fare misterioso (interpretato dal piuttosto celebre attore televisivo anni '70/'80 Robert Vaughn) si aggira tra le mura della magione.
Diretto da un aiuto regista legato al mondo horror come Claudio Lattanzi (a questa sua prima regia ne seguirono altre due ma con titoli pressoché misconosciuti), prodotto da Joe D'Amato, che non è proprio una garanzia, come neppure sapere che il celebre famigerato regista di horror e softcore ha partecipato alla regia prendendosi carico di girare alcune scene, Killing Birds ha ben poco a che fare con gli Zombi, se non per via indiretta legata ad effimere apparizioni di coloro che furono vittime della strage iniziale: chiaro che il volerlo unire al filone peraltro sempre più bislacco e maldestro man mano che ci si allontana dall'originale, è sintomo di un calcolo commerciale da parte di distributori senza molti scrupoli, che si comportano qui alla stessa maniera di ciò che accadde al ciclo La Casa, titolo a cui si legarono i primi due straordinari capitolo della saga di Sam Raimi Evil Dead, oltre a tutta una serie di seguiti (almeno 5 o 6) spudoratamente incongruenti rispetto a contanti originali, diretti da produzioni italiane con ambizioni internazionali (in temini di incasso, non certo di qualità).
La sceneggiatura pesca qua e là da situazioni precedenti: gli uccelli portatori del virus apparivano anche nel già sconcertante Zombi 3, mentre il fatto del sopravvissuto bambino dell'epilogo iniziale riprende la medesima situazione al maschile di ciò che succedeva in After Death-Zombi 4.
Un cinema scritto con l'accetta, girato da "buona la prima", probabilmente assemblando più set per risparmiare sui costi.
Nulla di nuovo relativamente ad un cinema nostrano che sapeva certo andare oltre i confini, ma con davvero troppa spudoratezza e senza regalarci quella meritata fama che decenni addietro ci diede ad esempio il genere dello Spaghetti Western e, almeno in parte, il cosiddetto "Poliziottesco": cinema citazionista e predatore certo. ma forte spesso di un suo carattere ed un orgoglio in cui non traspare unicamente la voglia di far soldi a scapito di tanto buon cinema scimmiottato alla meglio e senza nemeno molta capacità di emulazione.
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