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Il Cavaliere Oscuro

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Il Cavaliere Oscuro

di Antisistema
9 stelle

Tra i registi del nuovo millennio, l'inglese Christopher Nolan è sicuramente il regista più famoso che è riuscito ad emergere grazie al suo modo di fare cinema estremamente personale sia nei suoi film più intimi come i capolavori Memento o The Prestige, sia anche nell'ambito mainstream Hollywoodiano con la trilogia di Batman o Inception. Il suo approccio cerebrale fatto di contenuti profondi e trame dagli intrecci complessi, gli ha regalato grande consenso di critica e pubblico, grazie anche alla sua continuità artistica di alto livello delle sue opere. Tutto questo ha fatto si che gli spettatori si fidassero del regista tanto che oramai il suo nome è diventato garanzia di bel film

ed il pubblico ha percepito Nolan come l'unico baluardo di chi ancora crede nel cinema d'intrattenimento fatto come si deve. Il Cavaliere Oscuro (2008), secondo capitolo della trilogia del regista dedicata al personaggio di Batman, setta nuovi parametri e cambia per sempre i canoni del cinema mainstream contemporaneo, tanto che ogni regista successivo, tenterà di rifarsi (maldestramente, perché non lo hanno capito) ai nuovi standard fissati.

 

 

Con sprezzo della materia fumettistica da cui il fumetto è tratto, nel secondo film della trilogia il regista è molto più libero rispetto al precedente Batman Begins (2005), e così costruisce il film incentrandolo su uno scontro tra Batman (Christian Bale) e Joker (Heath Ledger), che hanno concezioni dell'esistenza e soprattutto della società opposti. Emancipandosi dai soliti film puerili di supereroi, Nolan con Il Cavaliere Oscuro , confeziona in tutto e per tutto un thriller poliziesco di stampo metropolitano con venature da gangster movie, con il risultato di essere riusciti a creare un film totalmente personale e unico nel suo genere. Passiamo dai vicoli cupi, lerci e sporchi della Gotham del primo film (ispirati a Blade Runner), ad una Gotham fatta di grattaceli slanciati e palazzi di vetro asettici, che simboleggiano l'oramai avvenuta vittoria delle forze “borghesi-liberali” positive sulla criminalità e la corruzione che dilagava nel precedente film. La medio-alta borghesia, trova il suo simbolo di riferimento in Harvey Dent (Aaron Ekharth), procuratore onesto di grandi capacità che è riuscito ad annichilire la criminalità, tanto che Batman pensa di poter lasciare per sempre cappa e mantello, poiché Gotham a suo dire ha bisogno di un eroe con un volto.

Quando però si tocca il fondo, i capi criminali decidono di rivolgersi a Joker; un essere pittoresco, fuori dagli schemi e totalmente imprevedibile, con il compito di eliminare Batman.

 

 

Il personaggio di Joker in effetti è l'elemento più interessante di tutto il film, nonché uno dei personaggi su cui il regista si focalizza maggiormente (nonostante i soli 30 minuti in scena circa), poiché risulta essere il perno tematico del film. Joker non è un criminale complesso, né ha un background degno di nota (o meglio, non ne ha alcuno), ma risulta essere un puro quanto semplice concentrato di distruzione; come dice il maggiordomo Alfred “vuole solo vedere bruciare il mondo”. Joker non si muove razionalmente e questo è in netto contrasto con la razionalità tipica di Nolan incarnata invece in Batman; sono due poli opposti che devono coesistere obbligatoriamente per il funzionamento della società. Nel caos e nel disordine, la maggioranza chiede protezione e controllo, così che la società risulti in ordine e ogni persona segua il suo flusso, per questo scegliamo di affidare alle istituzioni alcuni poteri necessari al buon andamento della società. Joker detesta l'ordine borghese, ma odia anche i criminali che agiscono al di fuori delle regole solo per un obiettivo, i soldi; in sostanza anche loro sono pedine utili alla sovra-struttura istituzionale. Joker fondamentalmente incarna l'anarchia in funzione totalmente negativa, poiché non mira a liberare gli esseri umani dalla propria condizione di schiavitù nei confronti delle istituzioni, ma vuole solo vedere bruciare Gotham a suon di fiammiferi e taniche di benzina.

Non avendo motivazioni, non agendo razionalmente, lontano da ogni logica edonista e non avendo un passato (ogni volta si inventa un'origine diversa delle sue cicatrici; chiara presa in giro verso i film di supereroi che ricercano motivazioni in ogni cosa per appagare i nerd); i nemici ideologici di Joker non possono che essere le due sole figure che incarnano la legalità a Gotham; Batman e Harvey Dent. Joker farà sprofondare questi due personaggi nel buio più profondo e nell'annichilimento più totale, distruggendo tutto ciò che li circonda per far emergere il peggio che è in loro e di conseguenza anche nella cittadinanza di Gotham, la quale vigliaccamente appena vedrà le rappresaglie terribili di Joker, non esiterà a mettersi sempre più contro Batman.

 

 

Se nel precedente capitolo le tonalità della fotografia si spostavano sull'arancio, che simboleggiavano chiaramente la nascita di un supereroe, nel Cavaliere Oscuro, si sceglie un approccio cromatico con tonalità fredde e dark, con colori che virano sul blu scuro se non nero, in sostanza, siamo in un immersi totalmente in un incubo infernale, dove le poche fonti di luce non riscaldano, anzi, di solito sono elementi di distruzione (le fiamme ad esempio); in sostanza siamo in uno scenario da post-11 Settembre dove la distruzione può arrivare da un momento all'altro. I nostri personaggi dovranno affrontare la notte più buia per riuscire a vedere una possibile alba.

La regia è concettualmente di alto profilo, riuscendo a coniugare efficacemente esigenze di spettacolarizzazione (le esplosioni sono d'impatto e incutono timore), con una forte componente psicologica nella caratterizzazione intima dei personaggi. Le sequenze riuscite non si contano, di sicuro la più incisiva e giustamente idolatrata è quella dell'interrogatorio tra Joker (spesso è utilizzata la macchina a mano quando c'è lui) e Batman (con lui, Harvey Dent e Commissario Gordon, Nolan preferisce utilizzare la steadycam), due visioni diametralmente opposte che si fronteggiano attorno ad un tavolo (la macchina da presa scavalca il campo senza fare danni 6-7 volte); un clown e un essere vestito da pipistrello che ragionano di filosofia sociale nello scontro eterno tra razionalità e irrazionalità, dove ognuno cerca di insinuare dubbi ed incertezze nell'avversario, sapendo che questo sancirebbe la propria vittoria. Il buio di Nolan non è utilizzato come mero orpello estetico tanto per fare “film serio” come purtroppo molti film successivi gli si sono rifatti, ma ha una ragione intrinsecamente e squisitamente cinematografica e tematica, in piena coerenza con il pessimismo di fondo del regista verso una società che ha bisogno di essere mentita per continuare ad avere un simbolo di speranza; perché l'umanità ha bisogno di simboli a cui ispirarsi per andare avanti con fiducia, non essendo all'altezza dei suoi elementi migliori (che sono tutt'altro che infallibili).

 

 

A distanza di 10 dall'uscita di questo che potremo definire un classico moderno, ci ritroviamo innanzi ad un vero e proprio capolavoro, nonché il miglior cinecomics mai fatto. L’impatto sui blockbuster successivi è innegabile (basta vedere il sopravvalutato Skyfall del mediocre Sam Mendes, che lo copia spudoratamente sia esteticamente che a livello di svolte narrative), quindi sono da rigettarsi come infondate tutte le critiche degli oppositori che dopo l'uscita di questo film, hanno sentito il bisogno di distinguersi dalla massa con argomentazioni una più risibile dell'altra, citando come loro portabandiera un certo Cronenberg (mai visto nulla di suo e ad occhio non mi interessa), regista che qualche anno fa' si scagliò contro i Batman di Nolan, dimostrando un'ignoranza bestiale in materia e risultando incapace di adeguarsi alle nuove frontiere del cinema mainstream, chiudendosi un concetto di arte sterile e vetusto. Film tv dà 3 stelline a questo classico moderno, a distanza di 10 anni sarebbe ora di correggere questo tragico errore (così come per gli altri film del regista) e dare a Nolan il suo posto meritato al tavolo dei grandi del cinema, pena lo scherno da parte delle future generazioni che etichetteranno come incapaci e di scarse vedute la rivista.

 

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