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Il Cavaliere Oscuro

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Il Cavaliere Oscuro

di ilcausticocinefilo
10 stelle

 

 

 

Rivisto a quasi quindici anni dall’uscita nelle sale – quando ormai il filone cui appartiene inizia inesorabilmente a mostrare la corda – Il cavaliere oscuro si conferma agevolmente il miglior film di supereroi di sempre, un autentico capolavoro di genere nonché la miglior opera di Nolan ad oggi insieme a The Prestige.

Un portentoso concentrato cinematografico (eh sì, checché se ne dica, questo è cinema, da porre a distanze siderali da operette insignificanti da catena di montaggio taylorista come Justice League o Avengers) di scene al cardiopalma e tematiche quasi mai scontate. Un vertice di scrittura, per il genere, ancora insuperato; un’apoteosi registica, per il genere, inusitata (con le uniche, significative, eccezioni di Raimi e Burton).

 

 

Heath Ledger

Il Cavaliere Oscuro (2008): Heath Ledger

 

 

Insomma, un film “con una personalità”, ideato da una mano facilmente riconoscibile, diverso e superiore a tutti i suoi epigoni e “cugini” di seconda, terza e quarta mano, viceversa identici uno all’altro e diretti da vere e proprie amebe impossibilitate (vuoi per incapacità vuoi per costrizioni produttive) ad introdurre qualsivoglia poetica autoriale anche solo vagamente identificabile o degna di nota.

Il cavaliere oscuro, a volerla dire in una battuta, è “semplicemente” elettrizzante. Tiene incollati allo schermo dal primo all’ultimo minuto, avvince e riesce a creare – nella mezz’ora finale – una suspense ansiogena, peraltro ricorrendo non alla solita banale scazzottata per risolvere la faccenda, ma bensì ad un tragico confronto più che altro dialettico che – a partire dalla questione dei traghetti – induce a riflessioni non banali in merito a moralità e coscienza collettiva.

 

Inoltre, se come detto da alcuni si “prende troppo sul serio”, beh, quantomeno ha ragione di farlo: diversamente dai filmacci di Snyder quello di Nolan è cinema che ha qualcosa da mostrare e condividere, cinema capace di far opportunamente sorvolare circa l’assurdità di un giustiziere che se ne va in giro travestito da pipistrello, mentre i film del grande Zack fanno venir da ridere quando vorrebbero essere seri in virtù della loro completa ed assoluta assenza di trame e messaggi di una qualunque consistenza.

Dunque sì, è vero, si prende "sul serio" ma nel farlo riesce ad evitare di scivolare nel ridicolo involontario e, encomiabilmente, a portare il cinecomic ad un livello più alto di introspezione e profondità, oltreché come detto (e non è per niente cosa da sottovalutare) di resa visivo-spettacolare (spettacolarità vera, non di facciata e posticcia con tanto di tonitruanti ed invasivi effetti ed effettacci).

 

 

Christian Bale

Il Cavaliere Oscuro (2008): Christian Bale

 

 

Soprattutto, presenta una sceneggiatura per una volta definibile tale con dei dialoghi forse a tratti un po’ troppo pomposi ma di certo molte altre volte memorabili (si vedano le due descrizioni del Joker di come si sia fatto le sue cicatrici; il monologo dello stesso all’ospedale; la performance del “basta una piccola spinta”; il finale con l’ormai proverbiale formula: “l’eroe che meritiamo ma non quello di cui abbiamo bisogno adesso”…). Una sceneggiatura foriera di riflessioni interessanti e, nella cornice data, inusuali.

Più che una storia di bene e male manicheisticamente intesi e contrapposti, Il cavaliere oscuro pare più una radiografia delle pulsioni latenti persino negli apparentemente più “pii” degli individui; una dimostrazione dell’illusorietà di ordine e pacificazione delle nostre società e un’indagine dell’esilissima linea che, talvolta, separa la giustizia dalla vendetta (dalla rivalsa).

Perché financo il più, appunto, a primo acchito integerrimo dei funzionari della giustizia in effetti, un poco arrivista e vanesio, sembra covare più o meno sopite tendenze autoritarie, al punto che – se posto di fronte alla “adeguata” concatenazione di eventi – può arrivare velocemente (con “giusto una piccola spinta”) a varcare quella sottile linea di demarcazione tra giustizia e vendetta di cui sopra e trasformarsi in un equivalente di ciò che all’inizio intendeva avversare.

 

 

Aaron Eckhart

Il Cavaliere Oscuro (2008): Aaron Eckhart

 

 

Alla fine a risultare più facilmente manipolabile e ricattabile è chi risulta più compromesso con un sistema che fondamentalmente idolatra il denaro, il potere, la gerarchia, lo status, mentre Joker interviene come “corpo estraneo”, è l’elemento folle, anarchico, non conteggiato perché non conteggiabile dal sistema stesso, è l’elemento imprevisto e sobillatore, perseguente piani (o “non-piani”) privi di apparenti motivazioni “logiche, come il denaro” e dunque incomprensibile agli occhi di chi – criminale o businessman che sia – solo a quello riesce a guardare e solo quello riesce a concepire.

E’ quindi l’elemento pazzo e criminale che, per il tramite delle sue azioni, mette a nudo tutte le ipocrisie, le false certezze, la facili mistificazioni sulle quali si regge una società in realtà malata e sull’orlo del baratro perché forse definitivamente traviata da propositi e obiettivi scambiati per razionali e al dunque distruttivi, nella misura in cui favoriscono ed anzi incoraggiano individualismo, menefreghismo, arrivismo e inoltre vigilantismo e giustizialismo come inefficaci e parziali “toppe”.

 

Ecco che un folle con “motivazioni” completamente incomprensibili e avulse, interviene a detonare le contraddizioni interne di una società della quale è espressione e insieme segno inequivocabile di decadenza un “eroe” auto-proclamatosi argine alla corruzione e al disfacimento, che ha auto-eletto se stesso a flagello del crimine (che però rinviene solo o per la gran parte nei bassifondi e nella criminalità “ufficiale”, non nel suo stesso ambiente) e che decide a proprio insindacabile giudizio chi colpire – come dove e quando – sulla base di una malintesa idea di giustizia sempre lì lì in bilico, di nuovo, sul filo della vendetta, al di fuori di qualunque “quadro” che non sia una propria personale morale.

All’estremo opposto il Joker decide egli stesso senza remore e in sostanziale autonomia cosa fare, chi colpire, al di fuori di qualunque “organismo”, della sedicente “buona società” delle regole, dei “criminali de ‘na volta, che ancora credevano in certe cose… l’onore, il rispetto…”. Pericolosi parallelismi, perniciose tendenze: a separare un mondo dall’altro, l’eroe dall’anti-eroe, sempre e solo quella sottilissima linea, quella della morale, che però verrà messa a durissima prova.

 

 

Heath Ledger

Il Cavaliere Oscuro (2008): Heath Ledger

 

 

E pure la società tutta, al di fuori di un quadro normativo-morale almeno un poco istituzionalizzato, di certuni vincoli socio-legali ed etici, rischia di vacillare: non per niente, sul finale, si dimostra sì che alcune persone anche di fronte a fatti estremi possono riuscire a mantenere un minimo di integrità, autocontrollo ed empatia… tuttavia, anche qui c’è l’inghippo: in quanto pare che a riuscire a mantenere tali qualità siano appunto in pochi – magari nella misura in cui costretti a metterci la faccia esponendosi – mentre nel segreto del voto in molti riescono tranquillamente a prescindervi - a non farsi remore, a scacciare dubbi e ripensamenti - fintanto che l’esito non viene ritenuto direttamente una propria colpa ma bensì “inevitabile”, e in aggiunta fintanto che l'esecuzione materiale, l’atto in sé viene convenientemente demandato ad altri.

Il tutto per non parlare poi del finale, uno dei più tetri e insieme coraggiosi mai sfornati nella cornice di genere. Un finale forse inevitabile, perché un barlume di fiducia nella giustizia che opera alla luce del giorno deve poter rimanere in piedi, non esaurirsi in favore della sola giustizia privata. Si tratta di un estremo e disperato "peana" ad una giustizia “ufficiale” certo lontana dall’essere perfetta ma che non si può permettere lasci spazio all’ognuno per sé, al giustizialismo da Far West, permettendo che chiunque possa farsi giudice, giuria e boia a proprio capriccio: sarebbe il disgregamento finale di ogni pur minima parvenza di tessuto sociale.

 

Comunque sia, anche volendo lasciare da parte i temi, come detto Il cavaliere oscuro si afferma sin da subito come un ottimo film d’azione, capace di regalare sequenze indimenticabili, di sapore forse “manniano” come rilevato da molti, ma di certo di grande fattura: in special modo la rapina iniziale e l’inseguimento che si conclude col ribaltamento del camion.

Dunque, l’azione c’è ed è ben presente ma non si tratta del genere di azione a cui hanno purtroppo abituato i cinecomics di oggi, quindi un tripudio frastornante e indigesto di effetti digitali esplodenti da tutte le parti, quanto di azione condotta per la gran parte “alla vecchia maniera" - "analogica” - carica di un pathos e di un realismo irraggiungibili dai registi fanatici del computerino perché semplifica di molto la vita. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che pure nel caso della CGI sia questione di come viene usata, e non si può che concordare a questo riguardo, ma è innegabile che spesso venga piuttosto sovra-utilizzata come “facile” scappatoia che esenta dalla “fatica” di dover ingegnarsi sul come produrre un risultato simile (o superiore) con però il minimo dell’intervento computerizzato, à la Mad Max: Fury Road.

 

 

scena

Il Cavaliere Oscuro (2008): scena

 

 

Nelle sequenze maggiormente concitate si rivela peraltro spesso determinante l’accompagnamento musicale forse – al pari di alcuni dialoghi – un poco “pomposo” ma cucito alla perfezione sulle atmosfere prevalenti dell’opera. E poi dai “oggettivamente” ad ogni ascolto del tema principale (per capirsi quello che esplode sul finale) un minimo di brivido che scorre lungo la schiena lo si avverte, al pari che con altre ormai “mitiche” colonne sonore come quelle di Star Wars o Indiana Jones. Si tratta di una delle miglior ideazioni di Zimmer (in combutta qui con Newton Horner): potente, irrefrenabile, ansiolitica, si potrebbe azzardare epica.

Il resto lo fanno, oltre alla regia e alla sceneggiatura già citate, la fotografia oscura, cupa e carica e le interpretazioni generalmente eccellenti, a cominciare da Ledger – probabilmente il Joker migliore di sempre, anche in quanto lontano dalla prova un po’ troppo clownesca, cartoonesca e caricaturale di Nicholson (che appare ben più datata pur fatta salva l’ovvia considerazione che tra i due, Ledger e appunto Nicholson, su qualunque altro ambito non c’è confronto: ma, che dire, qui si è trattato del rarissimo caso del buon attore che – forse – ha battuto ai punti il fuoriclasse assoluto…) – per finire sul miglior Alfred di sempre - in questo caso senza dubbio - ovvero Michael Caine, passando per i sempre convincenti Freeman e Oldman. Per quanto riguarda Bale appare un tantino costretto dalle gabbie del personaggio e, nonostante offra una discreta interpretazione, di certo si può dire che abbia fatto ben di meglio altrove.

 

 

Christian Bale

Il Cavaliere Oscuro (2008): Christian Bale

 

 

Ed ecco esposti in breve alcuni dei motivi per i quali è possibile sostenere con un qualche grado di ragionevole certezza essere, Il cavaliere oscuro, il vertice e lo zenit del cinema supereroico, appena davanti a perle quali Spider-man 2 e Batman – Il ritorno. Il non plus ultra di un genere da lì in poi andato incontro ad un inesorabile declino, sancito tragicomicamente negli ultimi due anni dalla produzione di alcuni tra i peggiori e più deteriori obbrobri, tra i quali WW84 ed Eternals, sino a giungere al (finora) grado ultimo dell’infimezza concettuale, produttiva e registica dell’onanistico Spider-man: No Way Home.

Di fronte a ciò, che dire, lunga vita al Cavaliere oscuro capace di riconfermarsi, nel 2022, quando da tempo sono oramai evaporati gli entusiasmi del momento, un film di livello, un piccolo, grande, capolavoro di genere tesissimo, complesso che appunto osa con un finale cupissimo e drammatico, ben lontano dal solito happy ending, che in definitiva lascia un eroe “sostanzialmente sconfitto e sempre più solo: SPOILER: alla fine è costretto per di più a passare per un assassino pur di far trionfare le labili ragioni della civiltà” (Mereghetti) FINE SPOILER.

Per tutte queste ragioni, di nuovo, il film di Nolan si merita l’appellativo di grande, riesce a mantenere un tono diverso da tutti i suoi “simili”, cattura, carpisce, intriga dall’inizio alla fine, tanto che al comparire dei titoli di coda a fatica si trattiene un applauso. Bra - fuckin' - vo!

 

 

Heath Ledger

Il Cavaliere Oscuro (2008): Heath Ledger

 

 

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