Regia di Andy Wachowski, Larry Wachowski vedi scheda film
Dopo aver concluso ( ....grazie al cielo n.d.r.) la trilogia di Matrix le Wachowski sisters si presero una pausa per decidere come proseguire la loro brillante carriera di cineaste computerizzate: avrebbero potuto ralizzare un film su Ken il guerriero o adattare per il grande schermo un fumetto super fantascientifico come Nathan Never e perchè no fare un bel remake di Metropolis di Fritz Lang ma stranamente la loro scelta cadde su un cartone giapponese degli anni sessanta creato da Tetsuo Yoshida e incentrato sulle avventure motrizzate del giovane pilota Go Mifune al volante della sua Mache 5 da cui il titolo originale - Go Go Go Mach 5 -.
Senza prendere in considerazione il cartone del quale ho un ricordo striminzito dalla mia infanzia non posso che apprezzare l'impianto filmico sgargiante pieno di trovate coloratissime fin dalle prime sequenze ma in seconda battuta criticare il contrasto umorale che si respira nel film per tutta la sua durata, dalle corse cartoonish che divertono l'occhio ma smorzano un po' troppo la carica adrenalinica che il rischio di morire spappolati a oltre 250 all'ora può causare si salta al tono drammatico degli intrighi fra la piccola scuderia a conduzione famigliare condotta dai Racer e la megamultinazionale dell'avido Royalton che vuole impossessarsi del talento di Speed ed annullare un forte concorrente, poi si vira sulla sottotrama della misteriosa scomparsa di Rex Racer che turba il sonno di Speed, interpretato con tono sofferto e torvo da un sempre più bravo Emile Hirsch, il tutto condito da interpunzioni comiche in stile anni trenta del piccolo Sprindle Racer e la sua scimmietta, risulta quindi difficile per lo spettatore mettere d'accordo le proprie sensazioni e capire da che verso prendere il film e credo che sia principalmente questo il motivo che ne ha decretaato il pesante insuccesso.
Il film va preso quindi come un giocattolone di puro divertimento con attori strepitosi ed effetti al computer eccessivi per esaltare la spettacolarità delle gare che caratterizzavano il cartone su piste dalle prospettive impossibili, auto dotate di gadget che permettono di rimanere sospesi in aria per secondi e arrampicarsi in verticale sul ghiaccio, piloti che lanciano cobra agli avversari o un airbag avvolgente che salva la pelle al pilota in caso di incidente estremo, la provenienza nipponica concede anche lunghe sequenze di corpo a corpo a colpi di karate con i Wachowski che premono il gas con repentini cambi di campo e prospettiva.
La storia si dipana su una sceneggiatura molto elaborata che coinvolge forse troppi personaggi e di sicuro non ha favorito l'attenzione dei più piccoli ma i Wachowski hanno avuto il grosso merito, e purtroppo per loro è risultato essere un demerito, di creare una pellicola che è tratta da un cartone e non ne ha tradito completamente l'origine ma allo stesso tempo un film che cerca di essere qualcosa di innovativo avendo il tono aspro della realtà e l'aspetto di un cartone animato, l'uso smodato di primi piani sui personaggi che portano avanti la trama pronunciando le battute mentre il loro volto scorre come un sipario sullo schermo aprendo nuove immagini sullo sfondo è un segno distintivo di questo film oltre alla gamma di colori infinita e abbagliante che lo fa splendere come un arcobaleno in perfetto contrasto nostalgia con le sporadiche immagini di repertorio di vecchie gare anni sessanta in bianco e nero che sono la matrice dal quale Yoshida trasse ispirazione.
Una infinità di inquadrature montate con ritmo incalzante rendono "Speed Racer" un film assolutamente unico che non concede giudizi intermedi a mezza bocca: o piace molto o non piace affatto ma è innegabilmente un caleidoscopio che colpisce con quella spensieratezza che avevano i film della Disney tramontati ormai da un secolo.
Singolare la scelta della LEGO di produrre 4 set basati su questo film, forse anche loro si aspettevano che avesse un grande successo.
Il cartone
Il Lego
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