Regia di Andy Wachowski, Larry Wachowski vedi scheda film
Se il cinema è la storia dei mezzi di produzione che permettono ai 24 fotogrammi al secondo di essere venduti come merce e fruiti come racconto e spettacolo, allora i Wachowski, non sono cineasti ma imprenditori. Speed Racer è lo spettacolo del cinema che cessa di essere… cinema. La cronaca di una mutazione in diretta. L’unica storia che conoscono i Wachowski, d’altronde. Funebre oltre ogni dire, Speed Racer è un film maestosamente statico che ostenta la sua monotonia minimalista - arrogantemente soporifera - reiterando ossessivamente il medesimo pattern espressivo (un po’ come il Dick Tracy di Warren Beatty, in pauroso anticipo sui tempi). Algidamente post-tutto, i fratellini reinventano il cartone di Tatuo Yoshida, attingendo da Méliès, dall’archittettura monumentale, dalla pop art e da Hannah & Barbera. Tentando così di recuperare disperatamente una specifica classicità edenica: come dire, il cinema è adesso. Missione impossibile, ovviamente. I Wachowski, con Michael Bay, l’ultimo Robert Zemeckis e Robert Rodriguez (Spy Kids) rappresentano l’avanguardia di un pensiero formale che interrogandosi sul mezzo cinema ne reinventa di fatto la forma. Un’autentica nouvelle vague dei software. Un cinema transformers. Il sogno lungo un giorno di Tron che voleva essere veloce come Driven era Speed Racer. Piaccia o meno, il futuro è questo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta