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Una notte

Regia di Toni D'Angelo vedi scheda film

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La recensione su Una notte

di OGM
7 stelle

Tutto accade in una notte. Ovvero, non accade niente. Il taxi ha percorso un tragitto nullo, non si è mai mosso dall’aeroporto, non ha attraversato in lungo e in largo la città, tra feste, bevute, una spiaggia ed una veglia funebre. Il tassametro, all’alba, è spento. Il conducente si addormenta al posto di guida, mentre Napoli piano piano si risveglia, ignara di ciò che non è mai avvenuto. Quando il buio svanisce tutto riparte da zero. La prima cosa a scomparire è l’oblio, quella dimensione che, fuori dai confini del giorno, sospende il tempo, il dolore, i guai. Una magia spazza via la solitudine, richiama il passato, fa sembrare finta anche la morte. Cinque amici sono di nuovo insieme, dopo tanti anni. Uno di loro manca, ed è questo il motivo che li ha riuniti. Quattro uomini e una donna si ritrovano per scoprirsi smarriti: solo adesso, rivedendosi, si accorgono del discorso rimasto in sospeso, interrotto quando le loro strade si sono separate. Nessuno di loro è diventato ciò che avrebbe voluto. A tutti, in qualche modo, è venuta meno la felicità immaginata in gioventù. Quel che, però, è ancora intatto, è la voglia di perdersi, di lasciarsi andare alla futilità di un momento che appare splendidamente privo di senso. Girovagare per i locali, tra musica, alcol, droga e trasgressione è un’esplorazione della parte irrazionale dell’io, quella che non deve fare i conti con la realtà, e riesce perfettamente a convivere con l’irrealizzabilità dei sogni. Ai personaggi di questa storia, il capoluogo campano si offre come un grande ventre materno, nel quale è possibile smaltire l’amarezza del fallimento per covare una nuova consapevolezza. Quando tutto è finito, tutto può ricominciare, magari viaggiando a bordo di un’illusione, come quell’automobile che forse è solo un mezzo di trasporto pubblico, o forse invece è un traghetto che porta attraverso l’oceano dei rimpianti, consentendo ai passeggeri di salutarli per bene, con un addio pronunciato a ragion veduta.

Il regista Toni d’Angelo esordisce con un racconto noir i cui protagonisti sono la memoria e la dimenticanza, l’assenza di futuro che costringe al ripiegamento su ciò che è stato, e che solo ora si può tentare di capire, di accettare, di mettere da parte, di cambiare. Il ritorno procede con passo  lento, trascinato, eppure il ritmo è interiormente vorticoso, allucinato, come un caotico labirinto da cui  bisogna uscire per poter rinascere. La verità, per l’ennesima volta, è il turbine confuso che vive dentro l’anima. È l’energia inespressa, che preme per venire in superficie, dando sfogo alla sua follia rivelatrice. Una follia intelligente e matura, come chi saggiamente avanza a tentoni, senza paura di andare a sbattere il naso. 

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